Tra aneddoti e sfide vinte, Eduardo Macia ci racconta la sua idea di calcio, per crescere

Tra me e la società non c'è stata trattativa, ci siamo messi d'accordo in 5 minuti. La piazza sarà pure piccola, ma la società deve diventare grande e ragionare da grande. Spezia è una piazza calda, sono venuto diverse volte, una piazza che non ti regala nulla, che pretende, e questo a me piace. Per noi la strada è quella del lungo termine, affermarsi con gradualità. Nzola? Gli parlerò faccia a faccia.

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Eduardo Macia si è presentato ieri alla stampa, lo ha voluto fare in maniera sobria, colloquiando con i giornalisti a gruppi, per conoscerli meglio.
Da subito noti quell’innata propensione al dialogo, unito a un’umiltà che non ti aspetti da un manager che ha comunque già ricoperto ruoli importanti in squadre di grande livello.

Quando si entra nel vivo dell’intervista eccolo passare dallo spiegare il suo punto di vista al simboleggiarlo con esempi della sua storia passata, della sua carriera.
Ci tiene però subito a precisare che ogni “sfida” come la chiama lui, è diversa da qualunque altra, che conta solo il futuro e non ci si deve mai voltare troppo indietro.

Si comincia dalla sua scelta, dalle motivazioni che lo hanno portato a sposare la voglia di crescita dei Platek, il suo ragionamento è chiaro “io ragiono sugli step di crescita, una crescita che deve coinvolgere tutta la società, ho trovato una proprietà che mi chiede di portare la squadra a un altro livello, non diciamo quale, ma ragioniamo in un’ottica di crescita“.
Il concetto è chiaro ed è indicativo del tipo di lavoro che intende portare allo Spezia, la filosofia di base “se la squadra vince tutti lavorano peggio, anche la società, ma se la squadra va bene, ne guadagnano tutti, quindi tutti devono avere la solita mentalità. Tra me e la società non c’è stata trattativa, ci siamo messi d’accordo in 5 minuti, perché condividevamo il modo di pensare al futuro“.

Per rendere ancor più chiaro il concetto, Macia cita le parole della proprietà, quando si parla delle dimensioni della realtà Spezia, una piccola realtà di sicuro rispetto alle altre contendenti, ma loro definiscono piccola anche la società.
È qui che la mentalità diverge “la piazza sarà pure piccola, ma la società deve diventare grande e ragionare da grande, del resto gli esempi non mancano, Villareal solo per farne uno. Quindi se siamo ancora piccoli, dobbiamo far di tutto per crescere, perché se volete restare piccoli, prendete un’altra persona“.

Entrando nel vivo e parlando dello Spezia, Macia riconosce come il blocco del mercato abbia di sicuro creato delle grandi difficoltà nella gestione, ma ora questo problema non c’è più e ci si deve concentrare sul lavoro di Luca Gotti “siamo partiti bene, ma dobbiamo migliorare, la squadra sta imparando le dinamiche, un bel punto di partenza comunque, una situazione di grande tranquillità. Io non sono uno di quelli che non riconosce il lavoro dei tecnici, vedo che ci sono già squadre che cambiano o stanno per cambiare i loro tecnici dopo poche gare, non è così che si fa, serve lasciar lavorare, soprattutto chi fa vedere di lavorare molto bene“.
Il direttore coglie l’occasione per spiegare la sua teoria anche sulla scelta dei tecnici che non può e non deve prescindere dalle caratteristiche della piazza e della squadra “Se vuoi portare Ancelotti a Barcellona sbagli in partenza, non va bene, bisogna avere chiara l’identità della piazza, serve l’allenatore giusto per ogni piazza, se vuoi fare calcio propositivo con Mondonico sbagli in partenza. Qui la scelta è stata fatta con il criterio giusto, Gotti è un allenatore molto metodico, molto preparato, con un approccio molto calmo con i calciatori. Può fare ancora meglio, poi vedremo come migliorare il tutto“.

Sul valore della squadra si prende tempo, deve capire ancora tante cose, parlare con il tecnico, questo sarà il periodo giusto con la sosta, poi dovrà entrare nella psicologia di ogni calciatore “a me piace poco parlare dell’aspetto tecnico dei calciatori, se giochi in A vuol dire che sei bravo con i piedi, altrimenti qui non ci giochi. Mi serve capire la tua personalità, la tua leadership, dove puoi arrivare, una volta capito questo possiamo dire se siamo già all’altezza di fare il salto successivo o cosa ci serve per farlo. Non è che ogni volta si possono cambiare 10 giocatori, se hai una buona base, su quella ti basi per il futuro. Se devi cambiare troppo è un problema, specie per l’allenatore“.
Poi è chiaro che ci saranno quei calciatori ai quali non puoi frenare la crescita e la carriera, nel qual caso il suo pensiero è netto “a un calciatore non posso decidere la carriera, quando è il momento di andare è giusto che vada, ma se la Cremonese mi chiede un calciatore, vuol dire che ho sbagliato qualcosa“. E qui scatta l’aneddoto divertente, perché nel suo periodo alla Fiorentina, gli scappò detto che i giocatori bisogna venderli alla Juventus, al Milan etc., senza rendersi conto che stava citando una nemica storica “dovetti rimangiarmi quello che avevo detto, ma la realtà poi volle che la Viola facesse oltre 100milioni di Euro proprio vendendo due elementi alla Juve, come Bernardeschi e Chiesa“, nonché anche Vlahovic recentemente aggiungiamo noi.

Qui si torna anche al discorso crescita, più diventi importante nel campionato e meno i giocatori vorranno andare subito via nel loro percorso di crescita, l’obiettivo è arrivare a quel punto.
Ma intanto cosa farà lo Spezia a gennaio e cosa i Platek hanno promesso a Macia?
Nelle mie riunioni non ho mai chiesto un budget, anche perché se mi dai 5 o 20 milioni, devo essere bravo io a farli fruttare al meglio, poi logicamente molto dipende da quanti giocatori devi comprare, perché se con 5 devo comprare 10 giocatori magari ne compro uno ma ne devo prendere 9 in prestito, quindi è sempre difficile parlare di budget, bisogna rendersi effettivamente conto di cosa serve per migliorare la squadra e non sbagliare gli acquisti“.

L’argomento si sposta sulle sue sfide passate, anche se lui taglia corto perché vuol parlare del progetto Spezia, l’attualità “Spezia è una piazza calda, sono venuto diverse volte, una piazza che non ti regala nulla, che pretende, e questo a me piace, perché è uno stimolo continuo nel nostro lavoro, se poi devo camminare per strada e farmi vedere dalle persone, le cose dovono andar bene, altrimenti mi tocca trasferirmi in montagna“, ride ma è perfettamente cosciente che questo serve.

La discussione si sposta sul valore del nostro campionato “Da quando sono andato via io dalla Fiorentina, a mio parere il livello si sta alzando, la sfida del campionato italiano è quella per il secondo posto, dato per scontato che la Premier League è su un altro pianeta. Italia, Spagna e Germania si giocano la piazza d’onore, anche se bisogna stare attenti alla Francia, perché stanno migliorando tanto dal punto di vista tecnico e prendendo risorse importanti dall’estero, inoltre è un campionato molto fisico, magari meno tattico ma con una fisicità straordinaria“.
L’approfondimento poi sulla Premier fa capire come si debba per forza di cose puntare a vendere giocatori a quel campionato “le valutazioni dei giocatori là sono più alte, il mercato interno è carissimo, ma quando queste squadre individuano qualche giocatore in giro per l’Europa, bisogna arrivare a venderglielo bene. Io ti vendo il mio calciatore, tu mi paghi bene, io ci rifaccio la squadra“.

Ma come arrivare a raggiungere risultati tali che i tuoi giocatori siano ancora più ambiti sul mercato? Perché di una cosa Macia è certo “se la squadra perde, difficile che vogliano tuoi giocatori, anche se sono molto forti, dobbiamo trovare la strada per fare i risultati, qual è la strada giusta? Di sicuro per noi la strada è quella del lungo termine, affermarsi con gradualità, ma sempre con la necessità di mantenere un buon livello di risultati. Gli obiettivi a corto termine li hanno le grandi squadre, loro devono vincere subito. Il nostro obiettivo a lungo termine deve essere la parte sinistra della classifica, lì si sta bene e si lavora bene“.

Infine l’argomento Nzola, un giocatore molto importante ma a scadenza di contratto a giugno prossimo, ecco come intende procedere nei confronti del giocatore il nuovo direttore “devo capire le sue volontà, per noi è un giocatore importante, ma lo Spezia deve essere importante anche per lui. Se lui resta qua perché non ha altre opportunità, a me non sta bene, lui deve convincersi che lo Spezia sia la sua strada. Devo parlare con lui faccia a facci, non con quelli che lo rappresentano, ma con lui, solo così riesco a capire effettivamente cosa vuole un calciatore. Se il giocatore non sarà convinto e non si farà convincere da noi, vuol dire che lo ringrazieremo per quello che ha fatto qua, ma non lo ammazzeremo“.

Si conclude così il primo colloqui con Eduardo Macia, un vero piacere parlare con lui, la sensazione è che lo Spezia abbia scelto un grande dirigente che può veramente aiutare il percorso di crescita che i Platek vogliono intraprendere.

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Enrico Lazzeri
Enrico Lazzeri
Nato a La Spezia, è il Direttore Responsabile della testata, segue lo Spezia con passione e trasporto dai primi anni '80 prima da tifoso, poi da tecnico televisivo ed infine da giornalista. Per anni Direttore di Astroradio, collabora con Tele Liguria Sud dagli anni 80, attualmente opinionista nella trasmissione Voglia di Spezia al giovedì sera.

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