La location è il Sunspace di via Sapri, l’evento è quello classico dedicato agli sponsor “Spezia Calcio Sponsors’ Xmas Night“, sono presenti Simone Bastoni, Albin Ekdal e Petko Hristov, a coordinare Davide Camicioli di Sky, e poi c’è lui, Luca Gotti.
I concetti più sibillini della serata vengono proprio dal tecnico veneto, un misto tra psicologia e politica aziendale, si parla di spogliatoio, di regole, di personalità diverse.
I giocatori sono coinvolti nel discorso, raccontano le esperienze personali, le loro preferenze nel preparare le gare, si parla della vigilia dei match, ma anche della musica nei vari angoli dello spogliatoio.
Quello spogliatoio che Gotti definisce “il loro spazio, quando devo entrare per qualche motivo, busso alla porta“.
Lo spogliatoio, tante persone, tante nazionalità, tante lingue diverse che devono coesistere “Preferisco parlare italiano alla squadra – sottolinea il tecnico – perché i giocatori devono provare a imparare la nostra lingua, per ambientarsi meglio, ma capisco anche che spesso sfuggono dei concetti, anche importanti, per cui con i singoli talvolta sono costretto a usare altre lingue nel corso degli allenamenti“.
Ma c’è anche chi fa il traduttore tra i calciatori, come Ekdal, al quale il compagno Emil Holm chiede continuamente aiuto “Ogni cosa che dice il mister mi guarda per sapere quello che ha detto, promettendomi che lunedì andrà a lezioni di italiano, peccato che questo lunedì non arrivi mai (ride)“.
È proprio sul parallelismo nel gestire uno spogliatoio, rispetto a gestire un’azienda che si basa la discussione, con il tecnico che la fa da padrone nello spiegare concetti che ha imparato col tempo, proprio nella gestione di un gruppo.
“Lo spogliatoio è composto da uomini, con la loro vita, le loro famiglie, ma soprattutto c’è da tener conto che, specie nella massima serie, ognuno di loro rappresenta un azienda che fattura bene, alcuni hanno il preparatore, tutti sono seguiti da professionisti, avvocati, procuratori, insomma tenere tutto assieme non è certo facile, si tratta di portare avanti trenta teste diverse con personalità diverse” sottolinea Gotti.
Il tecnico veneto traccia poi il profilo comportamentale del gruppo ‘spogliatoio‘ “Qui stasera abbiamo esempi di giocatori che appartengono alla categoria di quelli che risolvono i problemi, Bastoni e Hristov lo sono da sempre, mentre Ekdal ha imparato a esserlo nel tempo. Poi ci sono quelli che i problemi li portano e infine i neutrali. A seconda di come gestisci il gruppo, i neutrali si spostano verso quelli che danno problemi o dall’altra parte, questo diventa fondamentale per l’equilibrio dello stesso“.
Dal concetto di multi azienda a quello del carattere, per arrivare agli interessi personali rispetto a quelli di squadra “Il concetto di squadra deve prevalere sugli interessi del singolo, questo è fondamentale, un gruppo affiatato che lavora in sintonia farà risultati, nel calcio come in un’azienda“.
Poi ci si sposta sul percorso che ogni giocatore può fare, sulla carriera e qui tornano in ballo concetti legati alle capacità non solo tecniche, ma soprattutto mentali “La differenza tecnica tra chi gioca in C, B o serie A non è poi così elevata, ma tra l’essere un giocatore di C o uno di A c’è di messo soprattutto nella testa. La grande differenza sta proprio nell’attitudine ad adattarsi alla categoria dal punto di vista mentale. Io ho fatto anche la B – racconta Gotti – in quel campionato erano più le volte che si cercavano i colpevoli dei mancati risultati, anziché pensare a far meglio come gruppo. Una delle grandi differenze con la Serie A è proprio questa e sta nella differenza di approccio dello spogliatoio, è un mondo che cambia, tutto molto diverso“.
Starebbe ore a parlare Luca Gotti, con il lessico ‘da professore‘ che ha, le citazioni, la cultura, ma la serata si conclude presto, con gli Auguri, si parla poco di Spezia, di calcio giocato, ma quelli espressi dall’allenatore, sono concetti importanti, forse basilari.
La sensazione che lascia questa serata è che lo Spezia abbia trovato un grande gestore, oltre che un grande uomo, e che la squadra possegga elementi, come quelli presenti alla discussione, che fanno da traino per i compagni con intelligenza e grande personalità.
Il resto lo deve fare il campo, ma le basi per alzare l’asticella, ci sono tutte.