Il black out iniziato nel secondo tempo di Catanzaro prosegue anche a Cesena e apre una mini crisi che dopo il pre campionato non sembrava alle porte.
Il Como si porta a casa i tre punti da Cesena non con il minimo sforzo, ma perlomeno faticando meno di quanto il tecnico Longo potesse pensare alla vigilia.
Alvini per dare un po’ più di copertura in difesa schiera Gelashvili dall’inizio con Muhl e Nikolaou, Amian, Ekdal, Bandinelli e Moutinho compongono il centrocampo a 4, mentre Antonucci e Zurkowski agiscono dietro la prima punta Pio Esposito, in campo al posto di Moro, assente per un attacco fabbrile.
Il Como opta per un 4-4-2, con Cerri e Abildgaard assenti per una botta in allenamento, quindi è Gabrielloni che affianca Cutrone in attacco.
L’avvio è favorevole agli ospiti che cercano di sfruttare le titubanze di uno Spezia apparso subito pauroso e contratto.
Un paio di occasioni, poi il gol di Barba che sfrutta una respinta corta di Dragowski su una conclusione da fuori area di Cutrone.
I bianchi provano ad attaccare, ma il Como gioca corto e riparte, mettendo in difficoltà la difesa.
Non riescono i fraseggi a centrocampo, non vengono imbeccati i trequartisti, ci si limita a cross dalla trequarti verso un’area di rigore dove Esposito fa fatica a farsi trovare.
L’attaccante scuola Inter in girata spedisce fuori, ma è l’unica situazione del primo tempo.
Ad inizio ripresa Alvini inserisce il nuovo arrivato Elia e toglie Gelashvili, mantenendo il 3-4-2-1.
Subito dopo dentro anche Salvatore Esposito e Kouda, la squadra sembra reagire meglio con questi cambiamenti e il Como non riesce più a creare problemi, mantenendo però una compattezza difensiva che sarà alla base della vittoria finale.
Il gioco è agonisticamente a ritmi alti, l’arbitro concede tanto ma estrae alla fine anche diversi cartellini gialli.
Entra anche Krollis per Pio Esposito e Cassata per Muhl che si infortuna e deve lasciare il campo.
Negli ultimi minuti non manca l’impegno, ma latitano ancora le conclusioni a rete, se ne vede una di Antonucci e un paio velleitari di Esposito e Kouda.
L’ultimo guizzo porta alla conclusione di Moutinho che si spegne a lato.
Tutto qui, il dopo è una squadra che va sotto i distinti a salutare i tifosi, rimandati al mittente.
Il prosieguo è una ricerca di quello che si è smarrito, cose di calcio, non è facile, ma Alvini è convinto di riportare alla svelta la barca in galleggiamento, non si può che dargli credito, non costa nulla.
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