Ottomila persone che assistono nello stesso momento, nello stesso posto, alla stessa ora, ad una delle pagine più belle e imprevedibili che il calcio possa regalare.
Da diverse ore impazzano sui social e sugli articoli di giornale brevi video, foto e fotogrammi di quanto avvenuto nell’ultimo quarto d’ora al “Picco” contro il Cesena.
Dapprima un pareggio agguantato con difficoltà, che già di suo nascondeva il sapore di una mezza vittoria; quindi la caduta rovinosa di Sarr dopo uno dei suoi voli senza paura per neutralizzare un cross al limite dell’area piccola, l’infortunio e l’uscita dal campo con tutore al braccio; lo Spezia che, terminati i cambi, è costretto a spedire Soleri, un centravanti, in porta; i dieci minuti di recupero che, in tali condizioni, parevano un Everest difficilissimo da scalare senza danni in quanto sarebbe potuto bastare un semplice tiro diretto tra i pali per soccombere.
Proprio qui, in questo frangente, la squadra di D’Angelo è stata monumentale: l’inferiorità numerica sopperita da una difesa strenua di squadra su ogni piccolo spazio e su ogni linea di passaggio, quella pressione feroce su ogni portatore di palla con le ultimissime riserve di energia rimaste, la capacità di saper anche palleggiare, oltre ad allontanare il più possibile il pallone dalla propria area di rigore.
Il Cesena, in quel finale rovente, non è praticamente mai entrato in area, mentre i bianchi hanno avuto il coraggio e la qualità di imbastire, nell’ultimo minuto e mezzo di recupero, una manovra corale che ha portato poi al calcio d’angolo che ha deciso incredibilmente il match.
Può sembrare a molti un puro caso, questo risultato.
Non lo è, o quanto meno lo è fino ad un certo punto proprio per le ragioni non banali di cui sopra.
Persino la battuta di quel corner nel momento in cui poteva apparire giustificabile una perdita di tempo a quel punto decisiva, nei pressi della bandierina del calcio d’angolo, è sinonimo di coraggio e voglia di stupire.
Il gol di Bertola, sfiorato con la stessa modalità già in occasione del pareggio di Soleri, regala alle aquile un primato in classifica mai ottenuto in serie B nemmeno dentro le stagioni migliori dell’Era Volpi, quelle legate alle guide tecniche di Bjelica, di Marino, di Di Carlo e, naturalmente, di Italiano.
Sono solo quattro, è vero, le giornate di campionato trascorse, ma lo Spezia conosce sulla sua pelle quanto possono incidere sul cammino generale gli inizi singhiozzati e talvolta sfortunati.
Mentre, viceversa, iniziare il cammino sotto una buona stella e con questo spirito di gruppo può e deve portare fiducia, ottimismo, calore dentro e intorno al gruppo, sintonia, morale.
Tutta roba che può e che deve spingere.
Vento favorevole da sfruttare nei prossimi turni, quando si dovrà stare in guardia proprio da episodi in grado di creare sgambetti e trasformare sorrisi in smorfie.
Mister D’Angelo resta la garanzia principale di un gruppo che dà l’impressione di poter durare a lungo, che potrà avere scivoloni e incidenti di percorso, ma che non si scioglierà come neve al sole alle prime difficoltà.
Il recupero di Kouda dopo la sosta delle nazionali consentirà al tecnico abruzzese di avere un giocatore in più nelle rotazioni dalla mediana in avanti, mentre i rientri di Elia e di Reca nelle prossime settimane daranno modo alla squadra di poter mantenere forza e profondità nelle due fasce nei 90 minuti, roba indispensabile per un gruppo che gioca 3-5-2 o 3-4-1-2, moduli nei quali gli esterni hanno un dispendio di energia importante.
La notte pazza di domenica nasconde dunque una ragione, un modo di stare in campo, una forza di gruppo che si è formata da mesi, plasmata al superamento di tante difficoltà, forgiata dalla convivenza con quella paura della quale parlava il D.S. Stefano Melissano durante la conferenza stampa di ieri.