Risulta probabilmente difficile, per una squadra come il Pisa in volata per il secondo posto, rammaricarsi col destino o pretendere qualcosa indietro dalla buona sorte dopo episodi – chiave girati a favore come quelli relativi alla vittoria a tavolino ottenuta contro il Cittadella a inizio stagione, o dopo una direzione di gara pesantemente influente sul ribaltamento del risultato in una partita molto complessa come quella contro la Juve Stabia.
Al di là delle cose di campo e degli aspetti tecnici e tattici, dunque, su questa leva lo Spezia potrebbe battere volgendo lo sguardo alle leggi celestiali del calcio.
18 legni colpiti, una valanga di occasioni dentro gare dominate non concretizzate per millimetri o per prestazioni sopra le righe degli estremi difensori ospiti, tra i complimenti degli addetti ai lavori di volta in volta incontrati e allineati sullo stesso, identico pensiero: lo Spezia ha impressionato maggiormente rispetto al Pisa di Inzaghi.
È indubbio l’amaro in bocca che si prova quando si va a rileggere o a riavvolgere il nastro delle gare e delle incredibili occasioni avute dalla gara interna contro il Mantova in poi, dal giorno in cui lo Spezia si trovò a pieno merito a pari punti contro un Pisa che appariva meno solido rispetto alle aquile.
Ogni gara interna, a eccezione di quella vinta con pieno merito contro il Sassuolo, si è tramutata in un compendio di dominio sull’avversario, un dominio per un nulla non concretizzato, una serie di sliding doors condizionanti da far invidia al famoso film di successo di Peter Howitt.
Tutto fa parte di un rammarico che non influirà su uno scontro diretto tra due squadre forti, convinte, per certi aspetti anche simili ma che, nell’ultimo periodo, hanno avuto risposte ben diverse dalla buona sorte e dal gioco crudele degli episodi, dall’incrocio del destino dentro situazioni analoghe.
Chissà quanto forte, a questo riguardo, potrà essere negli uomini di mister D’Angelo la motivazione per andare a caccia di qualcosa lasciato per strada che oggi pesa tremendamente nel divario che c’è in graduatoria.
Chissà quanto forte potrà essere la motivazione proprio dentro questa partita, in un’occasione del genere, faccia a faccia con un nemico che non ha mai veramente impressionato in una misura tale da giustificare il distacco che c’è oggi in classifica.
Un distacco che inevitabilmente si riverserà in forma plastica dentro la gara di domenica, rischiando di condizionarne in qualche modo la preparazione, la lettura, il piano battaglia.
La motivazione di farlo nel momento giusto, davanti alla propria gente, in un ambiente che storicamente, dentro certe partite, sa giocare un ruolo molto importante a favore delle aquile.
Farlo in un clima tanto caldo da saper incidere sui nervi e le tensioni degli avversari anche quando si è trattato di farlo in serie A, contro avversari spesso scafati nel saper governare le emozioni, gente abituata a giocare nei più grandi e temuti stadi italiani.
Perché il boato del “Picco” lo senti in maniera tangibile.
È fiato sul collo, è una mano sulla spalla, un braccio dietro la schiena, un tackle deciso in scivolata.
Sa essere tante cose, all’occorrenza, mentre unica è la spinta che sa dare alla maglia bianca, l’idea di non essere davvero soli, di essere nave pronta a salpare, proprio a due passi da un mare tanto vicino da riuscire quasi a coglierne l’odore.
Sarà battaglia in ogni zona del campo fino all’ultima goccia di sudore, sarà motivazione alle stelle per non lasciare nulla d’intentato al raggiungimento di un sogno.