La lama del coltello che entra e ti squarcia il cuore.
La gola che sembra stretta da un laccio di acciaio.
Lo sguardo perso nello sguardo perso di chi ti siede accanto.
Il corpo completamente svuotato come un sacco che fino a due ore prima era pieno di cose e sogni e speranze.
Io e altri 10.800, appena Colombo emette i tre fischi.
Speri sia un incubo e che appena sveglio sarai circondato da bandiere, suoni e lacrime di gioia ma, in un nanosecondo, realizzi che è tutto vero e le lacrime sono di dolore.
Si incita da sempre la squadra di sempre, quella che per gioco per 100 minuti prende a calci una roba che rotola: da centoquaranta anni la chiamano partita di pallone.
Non è una guerra per difendere la vita o conquistare nuove terre, tutti indistintamente lo sappiamo bene, eppure in quello spazio di tempo sospeso ce ne dimentichiamo e se perdiamo soffriamo come se la fosse una guerra.
Non è bello da dire e da accettare ma per la gente di calcio è proprio ‘così’.
E la gente di calcio – quella vera – quando perde si piange addosso solo per il tempo necessario a elaborare e accettare la delusione, poi riassetta le fila e riparte con più forza, voglia e speranza ed entusiasmo di prima.
E noi a Spezia siamo gente di calcio.
Stefano Stefanini
Addetto stampa ex Centro Coordinamento Spezia Club