Spezia e Atalanta sarà, si spera, l’ultima partita casalinga in trasferta, a centinaia di chilometri di distanza.
Spezia e Atalanta è Vincenzo Italiano contro Giampiero Gasperini, due idee di calcio convergenti e appassionanti. Quasi mai banali, coinvolgenti.
Sarà un banco di prova durissimo, l’ennesimo di questo campionato che ne riserverà ancora molti come è giusto che sia, dato il livello massimo raggiunto.
Si scontrano due filosofie che seguono un filo logico comune, due allenatori che hanno il grande pregio di farsi seguire al 100%, di sapere come accendere testa e cuore dei propri calciatori fino a convincerli di poter superare il proprio limite, con cadenza finanche settimanale.
E, soprattutto, col lavoro improntato ad un calcio di tipo “totale”, nel quale è bello e costruttivo attaccare, o difendere in avanti.
Un calcio positivo, fiero, ideale da fare con giovani leve e buoni talenti da plasmare, che hanno voglia e fame di arrivare.
Una vecchia volpe della categoria, Gasperini, contro l’emergente che è oggi sulla bocca di molti addetti ai lavori.
Uno che ha fatto miracoli a Bergamo negli ultimi anni contro uno che, intanto, di miracoli ne ha fatto uno enorme, portando una società a toccare cieli inesplorati vincendo e convincendo.
Mentre un altro, di miracolo, è in piena costruzione. Alle prime luci.
Sarà una di quelle partite dove lo Spezia non avrà nulla da perdere; sarà già una piccola vittoria riuscire a giocarla presso che alla pari come successo contro Sassuolo, Milan e Juventus fino agli ultimi, fatali 20 minuti di dissesto contro artiglierie più pesanti.
Rivedere quella stessa mentalità, quella poi che ti ha fatto conquistare punti preziosi fin qui contro avversarie maggiormente alla portata, sarà già come tirare un altro sospiro di sollievo.
E avere la sensazione che si, potremo davvero dire la nostra fino in fondo in questo campionato che, nelle previsioni della vigilia, ci vedeva alle corde, nelle retrovie più profonde.
Italiano recupera per l’occasione una parte importante della difesa, da Mattiello e Marchizza, quest’ultimo finalmente a pieno regime, a Ismajli ed Erlic, questi due quanto meno arruolabili per la panchina e in procinto di poter tornare molto utili a gara in corso, contro un attacco come quello nerazzurro ricco di talento e di ricambi.
Si fermano però Ferrer e Dell’Orco, entrambi giocatori che stavano attraversando un buon momento psico-fisico. Benedetta rosa lunga e profonda.
A centrocampo e in attacco la sensazione è che cambierà poco rispetto a Benevento, vuoi per la grande prova offerta dai titolari in terra campana, vuoi per le alternative che, soprattutto nel reparto avanzato, sono ridotte al lumicino fino a che non ci saranno i recuperi di Verde e di Galabinov. Ci sarà Farias.
E poi c’è tutto un fascino storico dietro una sfida del genere, contro una delle società “modello” per qualunque squadra di provincia che intenda affacciarsi a un calcio di livello, o che voglia anche soltanto creare una bottega di valori, non soltanto tecnici, da portarsi dietro nel tempo.
Sarà un’altra sfida suggestiva per la nostra società, per tutti i suoi appassionati; non fosse per la distanza e per le porte chiuse, sarebbe stata da gustare da cima a fondo per mille e un motivo.
Arriverà anche quel tempo, quando i gradoni del “Picco” saranno più di prima ricolmi di passione, di voglia di partecipare a qualcosa di unico per la nostra storia.