L’Editoriale – I motivi di un addio

L'addio del direttore dell'area tecnica Riccardo Pecini, dopo un finale di mercato turbolento per le differenza di vedute con la società, sono solo la punta dell'iceberg di una situazione diventata insostenibile. Cerchiamo di capirne i motivi, anche se è esercizio difficile senza conoscere le sfaccettature del rapporto.

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I turbolenti ultimi giorni di mercato, le dichiarazioni d’insoddisfazione, così come le trattative non portate a termine, alla fine hanno portato a una riflessione sia da parte della società, sia da quella del direttore Riccardo Pecini.
Che il tutto non si fosse svolto nella massima condivisione si era intuito, come del resto avevano fatto pensare anche le parole dello stesso tecnico Luca Gotti, diretto interessato all’arrivo di quel paio di giocatori in più che lo avrebbero messo nelle condizioni di dormire sonni più tranquilli.

L’ultimo giorno di mercato aveva visto anche il diffondersi di notizie sulle presunte dimissioni dello stesso Gotti e di Pecini, dimissioni mai presentate, ma qualcosa evidentemente bolliva in pentola.
I successivi colloqui tra Pecini e i Platek hanno portato all’addio del dirigente lunigianese che evidentemente ha avuto di che lamentarsi, ma nello stesso tempo ha anche incassato la sfiducia della società, da qui l’inevitabile separazione.

Difficile ora da parte nostra “parteggiare” per l’una o per l’altra parte, peraltro sarebbe esercizio perfettamente inutile, perché non possiamo che prendere atto delle decisioni, considerando che scelte come queste nascono probabilmente da lontano e non sono di solito frutto di estemporanee discussioni sui modus operandi.
Peraltro molte delle sfaccettature sul rapporto non sono di sicuro note a chi scrive e quindi sarebbe anche difficile un’analisi completa.

Per cui ci limitiamo a cercare di capire i motivi del divorzio, evidentemente causati da una condivisione delle scelte fatte sul mercato che non c’era più, a prescindere dalla libertà o meno di operare che la società ha concesso all’area tecnica.
Logico che il giudizio di una proprietà, non si limita di certo solo alle mere risultanze sul campo, ma spazia anche sulle finanze impegnate, le modalità di acquisto e quelle di cessione, i pagamenti dilazionati o meno, insomma tutto un mondo nel quale è anche difficile addentrarsi per il tifoso.

Di tutto un po’ quindi, comprese le prese di posizione finali, anche del collaboratore Mattia Biso, che non hanno fatto che acuire le divergenze rendendole non colmabili.
Ecco consumarsi il divorzio e la necessità per la società di colmare la lacuna con un nuovo innesto nel ruolo, fermo restando che il DS Melissano al momento diventa anche responsabile dell’area tecnica e resterà al suo posto.

Il nostro commento non può essere netto sulla vicenda, anche perché se dicessimo che a nostro parere Pecini ha lavorato male, peccheremmo di correttezza e di onesta intellettuale, visto che più volte abbiamo elogiato il lavoro del dirigente.
Non si può negare come alcuni giocatori acquistati l’anno passato, da Kiwior allo stesso Nikolaou, da Holm al vituperato Antiste, ceduto comunque ad una cifra superiore a quella di acquisto, e potrei andare avanti anche con ragazzi che non hanno ancora espresso il meglio essendo ancora molto giovani.

Molto probabile che l’anno scorso si potesse fare meglio nel reparto di centrocampo, come quest’anno in quello offensivo, come si poteva di sicuro far meglio nelle cessioni, alcune delle quali arrivate troppo a ridosso della fine del mercato.
Ma sono dettagli sparsi che non ci permettono comunque di capire le motivazioni “profonde” del divorzio.

Quello che possiamo però dire al di fuori dei denti e con chiarezza, è che l’addio di Pecini è una perdita importante, per le indiscusse qualità di scouting, di scovare talenti anche senza spendere cifre pazze.
Su questo i dubbi sono pochi, come del resto ci sono pochi dubbi che si possa ricomporre un’area tecnica di qualità, sia pescando in Italia che pescando all’estero.

Di certo la proprietà dovrà cercare di assecondare l’area tecnica nel mercato di gennaio, per cercare, se ce ne saranno le necessità, di porre rimedio a qualche problema strutturale della squadra.
Anche per rispondere in concreto alle voci di disimpegno o di non volontà di mantenere gli impegni presi apertamente con la città.
Su questo personalmente dubbi ne abbiamo pochi, lo testimonia la volontà di sistemare lo stadio, tra poco il progetto, e il centro sportivo di Follo.

Non ci resta che attendere le decisioni sull’area tecnica e anche le parole sul futuro della proprietà, magari quando sarà presentato il nuovo direttore.
Nel frattempo però già da sabato la squadra dovrà fare il massimo in campionato, perché lo Spezia è, e resterà, una piccola realtà della serie A, e per restarci dovrà, come sempre, soffrire per portare a casa ogni singolo risultato.

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