Alla vigilia aveva parlato di squadra camaleontica, di 11 allenatori in campo, l’impressione è che il primo a non avere le idee chiare sia proprio lui.
Mister Cristiano Lucarelli si presenta ai microfoni ovviamente deluso, il suo Livorno in casa proprio non gira e lo Spezia lo ha irretito.
Il tecnico livornese commenta così la gara:
“Sento parlare di moduli, ma non è una questione di moduli, di schemi o di preparazione fisica, qui il problema sta tutto nella testa dei giocatori. In allenamento vedo altre cose, si applicano, fanno tutto bene, poi in partita cambia tutto. Sembra quasi che si sentano inadeguati, specie quando giochiamo in casa. Quando giocavo io, lo Stadio mi motivava, a volte anche troppo, invece alla mia squadra sembra fare l’effetto opposto. E’ una cosa inspiegabile, si sbagliano anche le cose più semplici, come un passaggio al compagno a due metri di distanza. Il modo in cui abbiamo preso il terzo gol è inconcepibile. A questo punto, se qualcuno non è sereno e non se la sente, si chiami pure fuori“.
La situazione però si fa delicata:
“Non mi sembra di aver mai illuso nessuno, questa squadra ha come obiettivo la salvezza, e dovrà ottenerlo con sofferenza. Le partite si possono perdere ma c’è anche modo e modo di farlo. Proviamo almeno a giocarcela, divertiamoci. Questo gruppo ha le qualità per salvarsi, non vedo fenomeni in questo campionato. Il problema è che se ne devono convincere anche loro. Lo Spezia è una buona squadra ma oggi lo abbia trasformato noi nel Real Madrid. So che per loro è la partita dell’anno, ma così è troppo facile“.
Le scelte di formazione?
“Onestamente non mi pare di aver escluso gente che ha vinto le partite da solo, in questo inizio di campionato hanno giocato tutti. Oggi siamo partiti con lo stesso assetto con cui avevamo fatto bene a Venezia, poi abbiamo cambiato qualcosa in corsa, ma dovevamo provare a creare situazioni diverse“.
L’espulsione?
“C’è stato un fraintendimento con l’arbitro, mi sono arrabbiato con lui perché sull’azione del terzo gol c’erano due falli a nostro favore, ma poi sono passati 15 secondi e ho urlato solo ai miei giocatori, per il gol preso. L’arbitro probabilmente era convinto che io ce l’avessi ancora con lui e mi ha cacciato. Il problema è che se gli arbitri ogni volta che noi tecnici ci arrabbiamo, pensano che ce l’abbiamo sempre con loro, diventa difficile“.