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Dall’inferno al purgatorio, sino ai sogni attuali del Paradiso: in soli dieci anni il cammino della Salernitana ha vissuto un percorso a dir poco tortuoso. Radiato nel 2005 per inadempienze finanziarie e costretto a ripartire dalla terza categoria, il club campano, grazie al Lodo Petrucci, riuscì ad riaffacciarsi nel calcio professionista per un piccolo lasso di tempo.
Caduta nuovamente nel tunnel dei debiti nel 2011, la societĂ nata nel 1919 ripartì infatti dalla D grazie al duo Lotito – Mezzaroma. Da allora una marcia inarrestabile che ha riportato i granata nel calcio cadetto.
Obiettivo: essere protagonisti, con un sogno nel cassetto chiamato A. Un miraggio mancante ormai da troppi anni, precisamente dalla stagione 1998 – 1999, sfociata nella retrocessione per un solo punto.
A minare l’idillio venutosi a creare, però, la sottoscrizione di soli 5.000 abbonamenti da parte dei tifosi. Un buco nell’acqua anche la riapertura della campagna, che ha visto l’aumento di sole 100 tessere. Fatto di certo non trascurabile, se pensiamo al calore che può donare un pubblico caldo come quello di Salerno.
Ma se da un lato gli abbonati scarseggiano, dall’altro, Lotito può comunque consolarsi con una presenza costante di circa 15.ooo presenze all’interno dell’Arechi.
Non male neppure le premesse di inizio torneo, con la squadra dell’esperto Torrente in piena media inglese: quattro i punti conquistati nelle prime due uscite, frutto della vittoria casalinga nel sentitissimo derby contro l’Avellino e del pareggio esterno di Brescia.
Squadra subito calata nel difficilissimo contesto della B, dal gioco frizzante e con le idee chiare: 4-3-3 il modulo utilizzato, con uno scatenato Gabionetta giĂ capocannoniere del torneo con tre reti.
Oltre a lui, in rosa, elementi preziosi come i difensori Lanzaro e Schiavi e i centrocampisti Pestrin, Sciaudone e Troianiello.
Insomma, tutto fuorchĂ© una matricola…