Ancora cosi forte è il sapore della netta vittoria ottenuta nel derby contro la Carrarese, cosi tanto vicino è già l’ennesimo impegno tosto previsto da un calendario che ha racchiuso, negli ultimi due mesi, un tour de force non indifferente per gli uomini di mister D’Angelo, tra lunghe trasferte, derby in terre nemiche e scontri diretti contro formazioni coinvolte nella lotta Play Off.
Domani, infatti, le aquile ospiteranno la capolista Sassuolo di mister Fabio Grosso dentro un “Picco” che si avvia verso un nuovo tutto esaurito o quasi, un dato tra i tanti che certifica un po’ quel che diceva qualche giorno fa Leandro Chichizola in occasione della sua presentazione in conferenza stampa: in questi anni è cresciuta in maniera esponenziale la presenza allo stadio e la voglia di Spezia, qualcosa che è stato sospinto soprattutto dalle nuove generazioni.
A questo proposito, sono stati certamente importanti gli anni trascorsi nella massima serie, ma non solo: l’ampliamento e l’ammodernamento dello stadio è un altro fattore che incuriosisce e invita a esserci, mentre un altro elemento determinante è dato da quel che mister D’Angelo ha costruito da gennaio dello scorso anno a oggi: una squadra con un’anima ben riconoscibile e in continuo progresso.
Sempre più urgente è infatti la voglia di partecipare, di stringersi, di spingere una squadra che non smette di sorprendere, che ha carattere e personalità per spostare un metro alla volta sempre più in là il proprio limite.
Che altro poi non è che il segreto delle squadre comunque vincenti, di quelle che arrivano all’obiettivo o che vengono amate e ricordate al di là di quello che è il risultato finale.
Conscia di questo, oggi, questa squadra dovrebbe continuare ad affrontare un tale, tremendo campionato: senza affanni, senza pensare a rincorse, senza voltarsi indietro per paura dell’arrivo degli inseguitori.
Giocare gara dopo gara con la stessa forte identità di squadra riscontrata fin qui, sfruttando al massimo le proprie qualità e le peculiarità dei singoli che stanno dando qualcosa in più.
Provare a giocare persino spensierati, che non vuol dire essere superficiali ma liberi di testa, un po’ come iniziò a fare lo Spezia di Vincenzo Italiano in pieno inverno e poi con l’arrivo della primavera, passo dopo passo, divertendosi e credendo fermamente nelle proprie caratteristiche. Nelle proprie idee.
Tutto il resto è spinta che arriva alle spalle da un pubblico che promette di alzare i decibel e di trasformare il “Picco” nel consueto fortino difficile da digerire per qualunque avversario ogni volta che si manifesta un tutt’uno di questa portata tra squadra e tifosi.
Una tifoseria che meriterebbe maggiore rispetto dalle istituzioni in tema di trasferte, che meriterebbe quante più prese di posizione possibili tra i piani alti di una politica che dovrebbe far quadrato su questo tema specifico, senza limitarsi alla solidarietà social.
C’è tanta voglia di esserci, dunque, magia di un calcio che ha bisogno della gente, dei loro occhi presenti, di respiri e sussulti che muovono all’unisono, degli abbracci, delle sofferenze nascoste tra tanta gente che ci crede e che è sempre disposta alle cadute, a dare nuove opportunità e appuntamenti.
Che tanto non tradirà.
Giocherà ancora in dodici uomini, lo Spezia, domani sera.
Dovranno essere dodici uomini affamati, concentrati, uniti.