[ot-caption title=”Leandro Chichizola, anche ieri molto bravo – Foto Patrizio Moretti” url=”http://speziacalcionews.it/quotidiano/files/uploads/2015/10/Leandro-Chichizola.jpg”]
Ciò che più fa paura, più ancora di un risultato che comunque, sforzandoci di essere ottimisti, è pur sempre un punto fuori casa, è un senso di torpore e di sfiducia che attanaglia parte della tifoseria e probabilmente anche della squadra.
Quella poca convinzione sotto porta, quell’imprecisione negli ultimi metri e l’assenza di quella rabbia agonistica che è sempre stato un tratto distintivo di questa squadra, sono materie che saranno ancora una volta da approfondire.
Fa paura un certo tipo di possesso palla che rischia di essere fine a se stesso senza le dovute accelerazioni, fanno paura questi due punti arrivati contro due squadre non irresistibili – Avellino e Modena – magari prive di grossi argomenti per spaventare noi, ma dotate di grande spirito atletico ed attenzione difensiva.
Avere il pallino del match in mano non basta, per questo c’è chi rimpiange quello Spezia meno bello ma più concreto visto in qualche gara prima di Cesena.
Meno occasioni da gol, più verticalizzazioni, maggiore capacità di cogliere il momento giusto per affondare e far male. Soffrendo il giusto dietro.
Fa paura constatare che ad ogni imbucata subìta, poche per la verità, corrisponda un pericolo o un potenziale pericolo per Chichizola.
Come se mancasse la tranquillità giusta, la brillantezza, le giuste distanze.
Fa paura, ma solo in piccola parte, la classifica.
Perché è vero, stiamo entrando solo ora in novembre, ma trovarsi già nelle condizioni di rimpiangere punti e di dover recuperare posizioni contro squadre competitive quanto noi, brucia e può essere una condizionante non di poco conto dal punto di vista mentale, da qui in avanti.
Siamo nella stessa posizione da più di un anno, nella stessa scia, eppure sappiamo di poter valere di più; il valore di questo gruppo è sotto gli occhi di qualunque osservatore.
Ma per fare il salto, per dare le accelerate decisive, occorre buttarla dentro. Questa è la caratteristica principale che viene subito dopo il “non prenderle”.
La squadra non segna per quanta è la sua mole di gioco, troppo spesso va a sbattere contro muri innalzati apposta, mancando anche in quel briciolo di fantasia e di opportunismo che potrebbe scardinare qualunque resistenza.
Ciò che fa meno paura, al contrario, è il futuro.
Perché c’è tutto per svoltare, per iniziare a segnare, per sentirci più in sintonia con la fortuna e per far valere talento ed esperienza prima che vi sia troppa rincorsa da fare, e troppe mani ancora da doversi mangiare.