[ot-caption title=”Terzi prova la girata, senza fortuna – Foto Patrizio Moretti” url=”http://speziacalcionews.it/quotidiano/files/uploads/2015/11/Terzi-al-tiro.jpg”]
Un rigore di qua, un miracolo di Cordaz di là. Un contropiede pericoloso che costa quasi il raddoppio di là, mille palloni in area avversaria che non trovano mai lo specchio, di qua.
Non è un gioco di parole o una canzone stonata, ma è quella che da troppe partite è la stessa identica trama. L’unico tiro in porta subìto nel primo tempo costa lo svantaggio, e nulla di peggio può capitare ad una squadra che da tempo ha perso barlumi di solidità e di fiducia.
Pensare a un mese fa, fa venire le vertigini. Pensare che questo filo conduttore si ripete quasi settimanalmente, scoraggia oltre il lecito. Troppi errori sotto porta e negli ultimi sedici metri, troppi giocatori impauriti, spaesati e sotto ritmo, troppe palle che in area avversaria non trovano mai il giro giusto, la deviazione giusta. E quella dose di fortuna sconosciuta da tempo.
Cosi, nell’insieme, si fa maledettamente dura uscire dalle sabbie mobili che settimana dopo settimana ci spingono sempre più a fondo. Non è bastata neanche la “scossa” Di Carlo e probabilmente, viste le assenze in casa aquilotta, tutto questo era da mettere in preventivo. La sensazione è che “Mimmo” dovrà lottare contro il tempo (poco) a disposizione per tirare fuori ciò che molti giocatori hanno sotterrato o che semplicemente, in passato, hanno dato più di quel che avevano. Ma l’avevano dato.
Eppure, seppur tra un malumore crescente e palpabile, non piovono fischi come se piovesse, nonostante la quarta sconfitta consecutiva e una testa della classifica che si allontana alla velocità della luce. Che questo sia dovuto a rassegnazione o per aver comunque notato una dose sufficiente di voglia di lottare, non lo sappiamo. E’ stato uno Spezia più accorto, questo si, anche se nel contesto di una prestazione “piatta”.
Meno fantasioso e irruente rispetto alla guida di Bjelica, più quadrato e più “corto”, all’italiana, come Di Carlo insegna, per quella che sarà la linea da seguire nelle prossime settimane, con l’aggiunta di un attacco degno di chiamarsi attacco in serie B. Nenè, Rossi, Ciurria, a parte l’impegno, dimostrano limiti fin troppo evidenti in termini di cinismo, di peso specifico, di capacità realizzative. E non è una novità.
Non che Calaiò e Catellani abbiano fatto tanto meglio in precedenza, resta il fatto che aver regalato a questo Crotone due giocatori del genere, di questo “peso”, si è rivelato deleterio esattamente quanto ci aspettavamo.
Una riflessione sul Crotone di Juric. Oltre a fare un bel gioco nelle partite casalinghe, questa è una squadra che, come spesso avviene in cadetteria, agendo di rimessa con giocatori veloci e imprevedibili, con il minimo sforzo, picchiando il giusto e con una grande compattezza tra i reparti, veleggia nelle zone altissime della classifica con una naturalezza disarmante. Un po’ come il Carpi e il Frosinone dello scorso anno.
Grande concretezza, poche concessioni allo spettacolo, errori dei singoli ridotti ai minimi termini. Guarda caso, le ricette vincenti di moltissime altre squadre nella centenaria storia del calcio in Italia, dalla serie A alla serie B. La gente del Picco si guardava con aria sorpresa, come a pensare “e questi sarebbero secondi in classifica?”. Non è la prima volta che una domanda del genere ci balena in testa.
Probabilmente dobbiamo ancora conoscere a fondo i segreti di questa categoria, prima di sentirci in tasca le chiavi che aprono le giuste porte. Lo Spezia si ritroverà prima o poi. E quando si sarà ritrovato, dovrà dimostrare di avere imparato questa lezione appena citata.
Sia sul campo che a gennaio, sulle scrivanie del calcio mercato dove sarà necessario spendere e mettere verve e sostanza nei ruoli chiave.
Gente di peso, di qualità, di categoria.