[ot-caption title=”La coreografia della Ferrovia con l’Alessandria – Foto Patrizio Moretti” url=”http://speziacalcionews.it/quotidiano/files/uploads/2016/01/Coreagrafia-in-Ferrovia.jpg”]
E’ rimasto il colore, e poco più. E’ rimasta l’intima passione di ciascuno, che ci portiamo dentro da più o meno anni, a seconda dell’età. Sono rimaste le immagini e i ricordi di ciò che siamo stati a livello di tifoseria organizzata, e le nostalgie di quel calore disperso in mille rivoli di giustificazioni varie ed eventuali, alcune certamente comprensibili.
E’ sopravvissuta qualche coreografia degna di una grande tifoseria, che appare ormai come il ruggito forte e disperato di un leone ferito che dice “ci sono ancora!”. Ma quando la coreografia cala e si rimane “nudi” di fronte al campo da gioco, escono i difetti e si fa tanta fatica a restare compatti, caldi; si fa fatica ad esprimere quello che dovrebbe essere il naturale Dna del “Picco“, e in particolare di quella curva. Si fa fatica riconoscerci.
Il comunicato di ieri firmato Curva Ferrovia è un atto di accusa forte e senza precedenti riguardo alla gestione Volpi. Si punta il dito sui continui cambiamenti ed avvicendamenti di dirigenti e direttori sportivi alla guida della società, si condanna una mancanza di chiarezza generale e di progettualità specifica a lungo termine, si sottolinea la mancanza di un uomo forte che faccia le veci di Volpi in sua assenza, e le difficoltà riguardanti le operazioni di mercato nelle quali difficilmente questa società, nonostante i mezzi finanziari di cui dispone, riesce ad acquisire a titolo definitivo calciatori di buon livello.
Si va contro i giocatori, ai quali verrà tolto ogni tipo di coro e di sostegno individuale a partire da lunedì sera (cori che da tempo, in verità, riguardavano essenzialmente solo due o tre giocatori, altra differenza netta col passato, n.d.r).
Un comunicato duro e crudo, quindi, a tratti condivisibile, sicuramente da rispettare e divulgare perché riflette la voce unitaria di buona parte del popolo bianco. Quel che manca, semmai, è un atto di accusa “interno”, finalmente forte e chiaro.
Non un atto di accusa col quale si cerchi di lavare all’esterno i panni sporchi di casa, sia chiaro, ma quanto meno due righe per ammettere che più di qualcosa non funziona più all’interno di quella curva, persa forse in mille lotte intestine che altro non producono che divisione , tifo a singhiozzo e scarsissimi decibel.
Manca forse un atto di chiarezza e di umiltà, manca la voglia di scendere ancora più a patti, se necessario, con quanti decidono cosa far entrare in quella curva in termini di tamburi, megafoni, centraline. Mezzi, questi, troppo importanti per una curva che vuol tornare ad essere non tanto “calda”, quanto viva e coinvolgente.
A patti con chi, d’altro canto, da sempre ha il coltello dalla parte del manico. Bisogna però saper svoltare e riuscire a far rivivere una tifoseria nel contesto di un mondo che cambia, nonostante ingiustizie subite e condannate nello specifico da più parti.
Il mondo del calcio e delle tifoserie organizzate è cambiato in seguito alle restrizioni apportate dalle leggi nell’ultimo decennio, lo sappiamo, ma non può essere questa l’unica giustificazione plausibile ad un crollo di tifo a tratti vertiginoso.
Non vogliamo credere che manchi la volontà di superare questo lungo momento di impasse, e costi quel che costi. Vogliamo credere anzi che si sta facendo tutto il possibile per far ruggire ancora di voce e di calore quella curva, mettendo da parte interessi particolari in nome di un unico obiettivo.
Sarebbe un peccato per tutti continuare ad arrancare tifo dopo questi anni di serie B vissuti tra alti e bassi, ma pur sempre in una categoria sognata a lungo, categoria che oggi è una sorta di miraggio per tifoserie che sono nostre nemiche storiche.
Non dimentichiamolo, e magari facciamone tesoro quando ragioniamo a mente fredda nei momenti meno positivi.
Qua nessuno insegna niente a nessuno, semmai osserva, giudica, e cerca di spronare, oltre che criticare in positivo e in negativo. Chi scrive ha vissuto dalla curva la partita contro l’Alessandria, da “dentro” quindi, e dall’interno di quel mondo è stato lampante – e a tratti imbarazzante – il silenzio e la freddezza dell’ambiente, tra confusione generale, sguardi attoniti, litigi, e pochi ragazzi davvero disposti a sbattersi e a coinvolgere.
Troppo pochi quei ragazzi, e a loro va tutta l’ammirazione possibile.
Giusto quindi accusare quel che resta di questa società e spronarla a fare molto di più, indicandone i punti deboli di un’intera gestione. Ma non basta.
Gli undici in campo, certo, dovrebbero contribuire a tenere alto il livello di tifo sugli spalti. Su questo non ci piove, è stato cosi sempre, anche negli anni più caldi e in qualunque stadio.
Ma anche questa non può essere una giustificazione plausibile per spiegare ciò che non siamo più. Stesso discorso riguarda l’ambito societario, con un Volpi sicuramente troppo assente e circondato da consiglieri poco inclini a progetti incisivi, che masticano poco calcio che conta, che la buttano troppo sull’improvvisazione e il volta pagina facile, tra continue rivoluzioni, piccole e grandi che siano.
A giugno scopriremo se sarà arrivato il momento della famigerata “figura forte” di cui si sente il maledetto bisogno per crescere davvero.
Il passo avanti da fare riguarda dunque tutti. Società, giocatori e tifoseria.
Perché tutti, a loro modo e con le opportune proporzioni, hanno perso contro l’Alessandria, cosi come tutti hanno perso in tanti altri appuntamenti importanti del recente passato.
Serve compattezza, umiltà e chiarezza, nessuno escluso. Ma serve adesso, dall’alto in basso, senza rimandare ancora o aspettare chissà quali eventi. Troppo tempo è già passato.