[ot-caption title=”Nenè esulta – Foto Patrizio Moretti” url=”http://speziacalcionews.it/quotidiano/files/uploads/2016/02/Nene-esulta.jpg”]
Un mese che ha riscritto la storia. Tanto è bastato a Di Carlo e ai suoi ragazzi per raddrizzare in verticale, verso l’alto, un destino che pareva segnato, o tremendamente compromesso.
Diciamoci la verità, nessuno, nemmeno nei momenti di centro-bassa classifica, ha creduto veramente che questa squadra avrebbe avuto a che fare fino a maggio con i bassifondi della graduatoria. Semmai, nel pensiero comune si faceva sempre più largo il timore di un campionato anonimo, avulso di emozioni, senza particolari colpi d’ala. Senza entusiasmo.
La vittoria di Terni segna un altro importantissimo punto di svolta, dopo l’accelerata prepotente delle ultime settimane; la rimonta è servita, ma non completata.
Questo è l’auspicio o, più ancora, il comando impostato. Le parole di Di Carlo al termine della partita suonano dolci e orecchiabili come un rondò veneziano, nelle orecchie dei tifosi aquilotti: “Adesso viene il bello, lo Spezia parte da qui. Non siamo ad un punto di arrivo, siamo ad un punto di partenza. Il vero campionato inizia a Marzo“.
E’ stata una vittoria sofferta, quella contro i rosso-verdi di Breda. Alla vigilia c’era il giusto rispetto per una squadra nettamente in salute, che veniva da un ruolino casalingo che nell’ultimo mese e mezzo ha conosciuto solo vittorie, portando nell’ambiente una grandissima voglia d’alta classifica.
Le qualità singole, poi, non mancano di certo a questa squadra. Ma dentro tutto il plotone bianco sceso a Terni, c’era una forte consapevolezza dei propri mezzi, il più alto stato mentale da diversi mesi a questa parte, e l’idea che un colpaccio in terra umbra potesse davvero riservare vette di classifica dalle sfumature celestiali.
Hanno impattato bene questo match i bianchi e questo è il merito più importante.
Mostrando da subito tecnica e personalità, restando corto, senza concedere la profondità ad una squadra pericolosissima da questo punto di vista.
Con un Chichizola protagonista, una difesa che ha concesso poco, un centrocampo che finalmente “picchia” duro, quando c’è da spettinarsi e non da specchiarsi; con due esterni d’attacco che hanno giocato costantemente tra le linee mandando a tratti in confusione il centrocampo di Breda.
Prima Piccolo, poi un gioiello di Nenè, due gol pregevoli ed arrivati su azione, a suggellare una partita fatta di sostanza e di controllo.
E poi quella mezzora difficile, sofferta in seguito all’1-2 di Ceravolo, partito in dubbia posizione irregolare.
Mancava una vita alla fine del match, e lo Spezia di qualche tempo fa non avrebbe portato via i tre punti dal “Liberati”; avrebbe perso forza mentale e distanze tra i reparti, si sarebbe disunito e, c’è da scommetterci, avrebbe subito anche qualche episodio sfavorevole.
Ma quella è una storia vecchia. Questo Spezia resta compatto anche nei momenti più difficili, come successo a Perugia, soffre di “squadra” e non di “reparto“, lascia il fianco ma senza scomporsi.
E’ mancata qualche ripartenza che avrebbe magari permesso di chiudere prima la gara, ma non era semplice, considerata l’inerzia della partita che improvvisamente era sfuggita dagli artigli aquilotti. La traversa di Catellani poteva tramutarsi nella ciliegina sulla torta di questo periodo esaltante, ma sarebbe stato forse troppo. Dovevano essere tre punti sofferti ed importantissimi, e cosi è stato, fino all’ultimo secondo.
Gli abbracci ora valgono il doppio e stringono maggiormente, con una forza del tutto nuova, mentre gli occhi di tutti volgono al sereno e non hanno nessuna intenzione di sprofondare nuovamente.
Chi ha conosciuto l’inferno, combatte col doppio delle forze per non dovervi ritornare. Ora guardiamo in alto e pare di restare incantati, per quanto cielo c’è.