Ieri il Comitato Tecnico Scientifico ha definito quelle che dovranno essere le modifiche al Protocollo presentato in precedenza dalla Figc per regolamentare il ritorno agli allenamenti di gruppo e successivamente per l’eventuale ripresa del campionato di Serie A e, se ce ne saranno le condizioni, di Serie B.
Le precisazioni riguardano le responsabilità delegate ai medici delle squadre, i comportamenti relativamente alle prime due settimane di allenamenti e soprattutto il modus operandi che dovrà essere attuato nel caso in cui si verifichi un contagio tra i componenti delle squadre.
Ora la Figc dovrà predisporre il nuovo Protocollo definitivo che regolamenterà la prossima fase del calcio, presumibilmente quella dal 18 maggio al termine della stagione, fissato ad agosto.
Premesso che il ministro Spadafora non ha ancora dato l’ok alla ripresa del campionato, dipenderà dai numeri, più o meno positivi che arriveranno in questi giorni.
Andiamo a vedere quali sono i punti chiave che il Cts ha imposto alla Federazione.
Il primo punto è quello dei controlli da effettuare sui calciatori, test sierologici e tamponi.
Squadra, staff e collaboratori dovranno essere sottoposti al controllo prima del periodo di inizio degli allenamenti, fermo restando che poi il gruppo al completo dovrà effettuare 14 giorni di ritiro isolato da contatti esterni, sia all’interno dei centri sportivi, sia nella struttura ricettiva dove la squadra passerà la restante parte delle giornate.
I tamponi dovranno essere fatti rivolgendosi a strutture private per non influire sul normale corso dei test effettuati ai pazienti comuni.
Nei 14 giorni di ritiro, potranno essere effettuati test sierolgici ma non ci sarà obbligo di effettuare i tamponi.
Il vero problema potrebbe venire fuori successivamente, cioè dopo il primo giugno, quando sarà terminata la prima fase di ritiro e ci si appresterà a ricominciare a giocare e poi quando si riprenderà effettivamente a giocare.
In questa fase se dovesse essere riscontrata la positività di un giocatore o comunque di uno dei componenti dello staff o dei collaboratori, l’intera squadra dovrà essere messa in quarantena per 15 giorni, questo anche nel caso in cui il campionato sia già ripreso.
E’ questa la questione più spinosa che va anche a differenziarsi da quello che accadrà ad esempio in Germania, dove in caso di contagio verrò messo in quarantena solo il giocatore risultato positivo e non l’intera squadra.
Questa appare la norma penalizzante che potrebbe far saltare alcuni incontri se venisse confermata.
La speranza è che dal mese di giugno, il rischio di contagio tenda ad essere molto basso e quindi sia improbabile che si registrino casi nelle squadre di calcio.
In ultimo il Protocollo da al medico sociale della squadra, la responsabilità sui giocatori e sulla gestione degli stessi, una responsabilità che sta facendo pensare alle varie società di dotarsi di un’assicurazione.
Detto questo resta da capire se questo protocollo, che ovviamente ha anche altri costi relativi alla sanificazione dei centri sportivi e quanto serva per la sicurezza dei calciatori e degli staff, sia sostenibile anche per la serie cadetta.
Il Presidente Balata si era detto ottimista nel caso in cui si fosse trovata la quadra tra il Cts e la Figc, per una ripresa anche per la B.
Le difficoltà riguardano i centri sportivi dei quali non tutte le squadre sono dotate e che quindi rischiano di gravare ancor di più nei costi, ma anche tutta quella serie di spese non da sottovalutare per mettere in pratica tutte le prescrizioni.
I prossimi giorni ci diranno di più sia sul Protocollo definitivo che sugli orientamenti delle squadre di B in vista della ripresa degli allenamenti che resta fissata a lunedì 18 maggio.
Saranno giorni di scelte, anche coraggiose..