[ot-caption title=”La Presentazione del Centro Sportivo Ferdeghini nel 2012 – Foto SpeziaCalcioNews” url=”http://speziacalcionews.it/quotidiano/files/uploads/2015/06/Presentazione-Ferdeghini.jpg”]
Per descrivere il pianeta “Spezia calcio”, oggi, è indispensabile pensare anzitutto ad un crescendo di risultati e di piccole imprese che, in questi anni, ha coinvolto indistintamente prima squadra e settore giovanile.
E’ la storia di una società risorta dalle ceneri del fallimento nel 2008, che tra piccole sbandate e difetti di “gioventù”, ripartendo dalle categorie meno nobili e resettando uomini e uffici, ha inserito e sta continuando ad aggiungere i tasselli giusti al posto giusto, a 360 gradi, dal campo alla scrivania.
Non è un compito semplice, questo, data la storia non certamente esaltante che negli ultimi 50 anni ha riguardato le sorti di tutte le nostre squadre, dal settore giovanile alla prima squadra.
E’ mancato quasi sempre un consistente serbatoio di esperienze, di capacità e di mentalità da trasmettere negli anni, al fine di dare continuità ad una gestione sportiva che sapesse essere fiorente di risultati e di idee. Ad iniziare dal basso, dalle piccole leve.
E’ mancato, inutile negarlo, un Presidente come Volpi; sono mancate le strutture, e di conseguenza gli investimenti nelle cose giuste e nelle persone ideali.
E’ mancata una “squadra”, un raccordo tra più componenti di diverso livello come avviene regolarmente in società più blasonate o anche meno blasonate che però hanno saputo costruire, negli anni, un modello di gestione partendo fin dalla scuola calcio, seguendo un modus operandi standard e continuato nel tempo.
Mettendo una piccola pietra anno dopo anno, talvolta anche sbagliando, passando da Jacopetti e Gladis Conti a Miskovic, Angelozzi, Fusco e Vinazzani, lo Spezia è diventato “Società”, è diventato un laboratorio di formazione tecnica e programmatica al quale molti oggi guardano con grande interesse.
Tanti validi ragazzi del posto o del circondario, fino a qualche anno fa fuggivano da qui. Lo Spezia non attraeva, non sapeva trovare i giusti argomenti, non poteva offrire sbocchi importanti per tante giovani promesse.
Oggi il discorso si è completamente ribaltato. Dai giovani, fino alla prima squadra, oggi lo Spezia è meta da raggiungere, anche per ragazzi provenienti da lontano e per i quali la società può permettersi il lusso di investire e far crescere, tra le proprie strutture, a proprie spese.
A questa crescita hanno contribuito senz’altro gli inserimenti in pianta stabile di persone competenti e tanti ex calciatori aquilotti che hanno sposato con entusiasmo questo progetto di crescita; vi sono ruoli ben definiti, programmi seri, il tutto a discapito di un’improvvisazione di fondo che da sempre ha accompagnato le sorti di un’intera – e praticamente secolare – gestione sportiva.
Ora non resta che auspicare un collegamento sempre più solido e continuativo tra la prima squadra e i gioielli della Primavera che tanto bene sta facendo a livello nazionale.
Occorrerà, per questo, uno step ulteriore ma che siamo convinti arriverà a breve. Lo Spezia è al centro del calcio nazionale e ha tutti i crismi, tutta la volontà e l’entusiasmo tipico di chi sta costruendo qualcosa di unico.
Dal Cda del 12 giugno, intanto, usciranno le idee e le risorse necessarie per provare un altro, e più convinto, assalto alla massima serie, ripartendo da Bjelica e da una buona ossatura presente.
Anche questo è il nuovo Spezia calcio, cosi lontano parente di quello che fu. Dal basso, all’alto.