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“Si prenda un allenatore che nelle sue vesti passate di giocatore è stato in grado di mettere a segno 273 reti e lo si osservi nella sua incapacità di trovare soluzioni ad un attacco sterile“. Severo, ma giusto o quantomeno realistico: recita così l’enunciazione di uno dei paradossi sportivi più singolari degli ultimi anni.
Località Modena, capitale del Ducato degli Este dal 1598 al 1859, nonché terra di Pavarotti e dell’esorcista Padre Amorth. Chissà se negli studi del Presidente Caliendo quest’ultimo nome sia apparso come possibile soluzione al mal di gol che attanaglia la squadra del “Valdanito” Hernan Crespo.
Non solo il grave infortunio al trascinatore Granoche, la maligna beffa ricorda ogni giorno al tecnico dei canarini che fu proprio uno storico rivale del popolo argentino, tale Gentil Cardoso, tecnico brasiliano pioniere del sistema di gioco WM, a recitare il celebre aforisma dell’attacco visto come miglior difesa.
Seppure i numeri degli ultimi campionati dicano che la retroguardia sia fondamentale nella conquista dell’Obbiettivo con la O maiuscola, è pur vero che i soli sei gol messi a segno dagli emiliani- secondo peggior attacco del torneo dietro il Perugia – coincidano con un pericoloso sedicesimo posto in classifica, figlio di tre vittorie, un pareggio e ben cinque sconfitte, l’ultima delle quali rimediata sul campo di Livorno. Un dato non confortante, quello relativo alle partite perse, che condanna il Modena ad essere iscritta nella lista nera delle formazioni più battute del campionato.
E se da un lato Atene piange, Sparta, dall’altro, non ride: il reparto difensivo, difatti, con 12 gol subiti, non si può certo dire che goda di buona salute.
Squadra offensiva, schierata più volte con il 4-3-3, ma incapace di mandare in rete i propri attaccanti Stanco, Sowe , Luppi , Mazzarani , Vestenicky e Marchionni.
Sinora solo vittorie di misura, per di più conquistate, come nell’ultimo caso contro l’Ascoli, grazie a due tiri dagli undici metri: in attesa del ritorno del Diablo Granoche, la sensazione è che Crespo abbia molto da lavorare su una squadra sfilacciata in ogni singolo reparto.
Un cuore malato, tornato a battere per qualche istante dopo la sfida play out contro la Virtus Entella, potrebbe infatti smettere di reggere certi, pesantissime, pressioni.