[ot-caption title=”Esultanza finale sotto la Ferrovia – Foto Patrizio Moretti” url=”http://speziacalcionews.it/quotidiano/files/uploads/2016/02/Esultanza-finale.jpg”]
E alla fine San Valentino è stato uno scoccar di frecce. Un arciere travestito da cupido che ha scelto il Picco per riempire i cuori di chi voleva dimenticare le amarezze recenti e prendere un’altra via, una nuova avventura.
Sportivamente parlando, non sarà un lunedì semplice per il presidente Spinelli. Nessun impermeabile giallo spiccava ieri dalla tribuna del Picco, neanche la superstizione “al contrario” è bastata al presidente del Livorno e ad un ambiente che, quando vede bianco di fronte a sé, scientificamente crolla.
Dopo aver stravinto l’ennesimo derby di campionato contro il Livorno, lo Spezia riconquista un posto al sole in questo campionato, in piena zona play-off. Non è una notizia da poco.
Siamo a febbraio, eppure ce n’è già abbastanza da scriverci un libro. Premesse, primi voli, frenate, disastri, ribaltoni tecnici, galleggiamenti, imprese, improvvise amarezze, rinascite.
La storia di questa stagione è di difficile comprensione, un tagadà di sensazioni che, anche a rimanere lucidi, c’è da ballare coi pensieri. Che poi, altro non è che il calcio in tutte le sue forme, il calcio fatto di squadre sulla carta molto forti e che, per svariati motivi, rischiano stagioni anonime.
Ma niente adesso pare essere un caso, in questo periodo di risalita costante e di decisa continuità di risultati. Mimmo Di Carlo è senz’altro l’artefice di questo Spezia in cui tante piccole cose sono state rimesse al posto giusto con calma, con dedizione ad un altro tipo di lavoro rispetto al passato, e con un’ impostazione di gioco maggiormente sbarazzina, più portata alla concretezza. Meno spettacolo, più profitto.
Il mercato di gennaio è stato la mente, il 4-3-3 è stato il braccio che piano piano ha fatto ritrovare un po’ tutti in campo. Ha fatto sbandare meno, ha rimesso ognuno al proprio posto.
L’equilibrio, lo scriviamo da tempo, è sempre il mezzo più efficace per portare in porto punti pesanti, anche per squadre tecnicamente molto forti come può esserlo questa. Se si perde il senso della misura e delle distanze, questa categoria ti trafigge senza pietà, senza guardare in faccia nessuno, perché è un campionato che ha gamba, talento e fame in tanti suoi interpreti.
Lo Spezia di Bjelica, inutile negarlo, giocava spesso un buon calcio, riempiva gli occhi di tifosi e di avversari per la mole di gioco, la sfrontatezza e la personalità che diverse volte, in casa e fuori, ha mostrato.
Il difetto più grande è non aver preso mai realmente coi guanti il calcio che si gioca in serie B, quantomeno in questa stagione. Essersi guardati troppo allo specchio, finire col diventare poco concreti, troppo lunghi, troppo sfiancati per un tipo di gioco che richiedeva chilometri su chilometri ad almeno 7/11 della squadra.
Alla lunga, senza un adeguato cinismo ed in mancanza di una idonea preparazione fisica più che atletica, tutto questo si rischia col pagarlo, come è successo.
Di Carlo non ha fatto altro che ridurre le distanze, alzare i ritmi, far correre tutti un po’ meno e un po’ meglio; il nuovo sistema di gioco ha reso più compatta e meno vulnerabile questa squadra.
Quel centrocampo a tre, per chi ha ancora in mente lo Spezia talvolta lungo dei primi mesi, è una meraviglia: pochissimi buchi centrali offerti agli avversari, inserimenti più facili dei centrocampisti in zona offensiva, esterni maggiormente presidiati, una difesa meno esposta, conseguentemente, alle ripartenze avversarie.
Un gioco più verticale, che sfocia poi in gol importanti come quello di Pulzetti a Vercelli, o i primi due di Calaiò ieri pomeriggio, giusto per fare qualche esempio.
La condizione fisica cresce poi di settimana in settimana, e questo è un altro aspetto da riconoscere, come una medaglia, al nuovo staff. Ogni tecnico ha la sua mentalità, i suoi metodi di lavoro. Per un certo periodo la metodologia “di respiro europeo” di Bjelica aveva pagato e dato i suoi frutti, ma non è bastata o, semplicemente, non ha dato risultati immediati nei primi mesi di questa stagione, in una categoria del tutto peculiare.
Ma più che questo aspetto, può il sistema di gioco, come detto sopra.
Sabato, contro il Lanciano, lo Spezia avrà ancora nelle sue mani una buona fetta di scalata da limare e definire, davanti al suo pubblico e nel suo campo; quello che non appare più come un posto nel quale è difficile esprimersi e convivere, bensì come un vero giardino di casa, in cui risulta naturale tornare a giocare e a divertirsi.