Focus – Benvenuto Gila, che sia solo l’inizio di una bella storia

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[ot-caption title=”Alberto Gilardino e la prima volta al PiccoFoto Patrizio Moretti” url=”http://speziacalcionews.it/quotidiano/files/uploads/2017/11/Gilardino-2.jpg”]

L’esultanza dopo il primo gol in maglia bianca, racconta molto di Alberto Gilardino. Tira fuori anche qualcosa che magari non immaginavamo, un ardore che non t’aspetti da un trentacinquenne con un bagaglio di vittorie come il suo.

Il calcio di rigore di fronte alla curva “piscina“, quella che una volta era il cuore pulsante del tifo aquilotto e che oggi è relegato a settore ospiti quasi sempre semi vuoto, il brivido per la deviazione di Bardi, la palla che si insacca ugualmente nell’angolino basso, e la corsa sfrenata sotto la tribuna, alla ricerca di un violino da suonare, come gli chiedevano i suoi compagni.
Gli stessi che ogni giorno lo scrutano, cercando di carpirne movenze e segreti, anche in queste settimane di complessa condizione atletica.
Gli stessi compagni che ieri, in campo, parevano perfino più sicuri, più carichi e più disinvolti, giocando con e per lui.
Perchè l’aspetto mentale, talvolta, ha un suo peso specifico.

Sembrava già una bella esultanza, ma si è trasformata in qualcosa di speciale quando il bomber piemontese si è preso altri secondi dal fischietto di un pessimo Marinelli per andare ad abbracciare i compagni di squadra che dalla linea di bordo campo lo reclamavano a braccia aperte.
La corsa verso di loro, il salto su di loro, un abbraccio da dodici braccia che si è fatto unico per intensità.

I primi novanta minuti di Alberto Gilardino al “Picco” sono stati tutto fuor che banali; un primo tempo a buon ritmo e ad altissima cifra tecnica, l’esempio di quanto sia vero quel detto che “gli attaccanti fanno giocare bene le rispettive squadre..“.
Sponde deliziose, gioco in velocità, sportellate, assist, una traversa da rapace dell’area, un penalty quasi procurato con esperienza ed astuzia ed un altro, trasformato, che aveva un peso specifico notevole per tutto il gruppo, anche se a lui faceva il solletico, pensando alla sua carriera e a tutt’altro tipo di pressioni mentali.

Novanta minuti nelle gambe, la carica adatta a prendersi sulle spalle uno stadio come questo, e la promessa di altri gol.
Perchè questo dovrà essere solo l’inizio di una bella storia.
Abbiamo visto, negli anni, attaccanti di qualità ma di minor livello rispetto a lui, far gol con regolarità in serie B fino quasi a quarant’anni, armati di “rapina” e di fiuto per il gol. Potrebbe essere arrivato anche il nostro momento.

Lui, Granoche e Marilungo dovranno prendere per mano una squadra che si sta accendendo, punto dopo punto, con sempre maggior convinzione e qualità.
Ora che pare registrata la fase difensiva, starà a loro far fare quel salto di qualità che potrà portare nei tempi giusti alla famigerata quota salvezza.
Chiedere un filotto di vittorie sarebbe troppo, è troppo anche per squadre maggiormente blasonate, con maggiore personalità ed esperienza rispetto alla nostra.
Chiedere continuità è più realistico, oggi che siamo tutti un pò più fiduciosi.

Dennis Maggiani
Dennis Maggiani
Nato a La Spezia, laureato in Scienze giuridiche, Istruttore qualificato di Scuola Calcio, ex Osservatore del Settore giovanile dello Spezia Calcio. Dal 2015 redattore di Spezia Calcio News Quotidiano.
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