Incanalare la partita di Bari sui giusti binari dopo i primi minuti di gioco, soffrire relativamente per un’ora senza correre particolari rischi, essere mentalmente in partita al 100% ed uscire con un punto solo, beh, comunque lo si voglia raccontare, è un grosso peccato.
Tre punti a Bari avrebbero in buona parte colmato il vuoto lasciato da quel doppio, infruttuoso turno casalingo che rischia di diventare una ferita aperta in questa stagione. Sanguinante, lacerante, per chi sognava e ancora sogna in grande.
Perchè d’accordo sull’ancoraggio sicuro dell’obiettivo salvezza, non scordiamoci che lo Spezia stava iniziando a dare del Tu alla zona Play Off, zona nella quale è di fondamentale importanza abitare piani il più possibile superiori; i motivi, da queste parti, li conosciamo bene.
La sensazione è che l’ottavo posto sia sempre li alla portata, ma per andare oltre servirà uno scatto di reni importante che questa squadra potrà compiere solo una volta che sarà al completo e che avrà ritrovato una brillantezza atletica adeguata ad uno sprint che potrà regalare, nuovamente, una luce diversa al nostro orizzonte.
Una delle notizie più lieti delle ultime settimane è certamente la conferma in zona gol di Francesco Forte, giocatore che se servito con i giusti tempi in area di rigore potrà fare doppie cifre per gli anni a venire, supportato da un’età ancora verde, da un fiuto importante sotto porta e da una tecnica di base da categoria superiore.
Da sottolineare anche il rientro da titolare, positivo, di Juande; vederlo dal primo minuto in campo a Bari ha regalato una piccola emozione ricordando quella meravigliosa vittoria ottenuta in terra pugliese da Nenad Bjelica due stagioni fa, quando lo spagnolo, pure allora in divisa total black, dirigeva le operazioni e dettava i tempi da vero metronomo.
Sfruttare la sua intelligenza tattica e la sua freschezza atletica pare quanto mai doveroso da qui in avanti, magari in coppia con Bolzoni, perchè no, a seconda delle partite e dei differenti contesti tattici.
Non si potrà però prescindere dai rientri di Gilardino e di Palladino, se vorremo provare ad andarci a prendere una primavera che come, e magari più, degli anni scorsi, profumerà d’impresa.