Giuro d’aver visto Fabrizio Castori sbracciarsi con i suoi per alzare il baricentro della sua squadra; non ci crederete, magari non ve ne siete accorti.
Mancavano poco più di cinque minuti al termine del match, lo Spezia aveva appena ribaltato quella che pareva l’ennesima storia cupa contro il tecnico marchigiano, e contro il Carpi in generale.
Giuro che urlava ai suoi di salire, di mettere in moto il motore di quel pullman che per anni ha sostato, come un muro, negli stessi metri di campo.
Giuro che gli è andata male, senza però che tutto gli andasse storto; no, non ha avuto episodi negativi, non è neanche stato sfortunato, non ha colpito legni e non ci sono state mischie furibonde davanti alla porta aquilotta negli ultimi secondi di gioco.
Semplicemente lo Spezia ha avuto la forza di ribaltare il risultato dopo una partita condotta con personalità e qualità, senza rubare alcun che, neanche quando Concas, uno con una storia grigia e mediocre alle spalle, è rimasto in terra in occasione del gol di Galabinov.
Giuro d’aver visto Castori uscire a testa bassa, ingobbito, più rosso in volto della stessa maglia che portava, circondato da fischi ed improperi che per un momento hanno riportato il “Picco” ai fasti ignoranti d’un tempo.
Giuro che a passo spedito ha raggiunto il tunnel degli spogliatoi imprecando per una sconfitta amara, che magari gli resterà indigesta ancora per qualche ora.
Anche in questo si misura la bellezza di questo sport, in una storia da raccontare, dentro una sfida personale, cosi bella e diretta da sembrare quasi un film trash sportivo, all’italiana, anni ’80.