Al giorno d’oggi, nel calcio italiano, quando i risultati non tornano, la prima soluzione che il presidente medio tende ad attuare, è quella di esonerare l’allenatore.
E’ proprio il capitano della nave, colui che dovrebbe essere l’ultimo ad abbandonare l’equipaggio, che nel calcio tendenzialmente salta per primo.
Questa è la logica del calcio moderno, specie quello italiano, fatto sempre più di staffette tra allenatori sotto contratto, capaci di generare più che altro scompiglio e poca chiarezza.
Ad oggi, ricorrere in modo così frequente all’esonero, pare sia diventata una vera e propria moda.
Addossare tutte le colpe ad un allenatore in un momento delicato è certamente sbagliato.
Allo stesso tempo è comprensibile, però, che un presidente opti per questa scelta per scuotere l’atmosfera dello spogliatoio.
Certo non si possono esonerare i giocatori, meglio dunque sollevare un solo uomo dal suo incarico.
Detto questo, pare però che in Italia si stia ostentando troppo verso questa direzione. L’esonero sembra quasi attrarre i presidenti, convinti sempre più che il cambio di panchina allevi ogni preoccupazione.
Quest’anno in Serie B, più che in altri campionati, sono saltate ben 8 panchine in appena 11 giornate: un dato su cui riflettere attentamente.
Esonerista per eccellenza è, come è noto, Maurizio Zamparini, che in carriera conta più di 50 esoneri. L’ultimo in ordine cronologico è stato quello di Tedino, che fa nuovamente staffetta con Stellone.
L’altro mangiallenatori è il N1 del Brescia, Massimo Cellino.
Sulla sua panchina Suazo è durato le prime 3 giornate, per poi lasciare il posto a Corini.
Solo 3 giornate a disposizione anche per mister Chezzi a Carpi, a cui è subentrato l’eterno Castori, in uno di quegli amori che fanno giri immensi e poi ritornano.
Segue poi, a fine settembre, la rottura tra Vecchi e il Venezia, col conseguente approdo di Zenga, e lo scambio a Crotone Stroppa–Oddo.
In questa settimana invece sono arrivati altri 3 esoneri: prima quello a Cremona di Mandorlini, poi quello di Bisoli a Padova e infine è toccato a Lucarelli a Livorno.
A sostituirli, rispettivamente, Rastelli, Foscarini e Breda.
Dunque 8 licenziamenti su 19 squadre, ovvero poco meno della metà delle componenti, in questo 1° quarto di stagione, hanno già cambiato volto in panchina.
Siamo sicuri che la deriva verso cui è orientato il calcio italiano sia quella giusta?
La scelta così frequente di ingaggiare allenatori consapevoli che resteranno in panchina solo per pochi mesi, è da considerare salutare per il nostro calcio?
Probabilmente no…