E’ ancora viva l’emozione del debutto in massima serie contro il Sassuolo, sebbene avvenuto lontano dal “Picco”, lontano da un popolo che avrebbe rivestito a festa quella giornata.
Un’ora di gioco a testa alta contro i nero verdi di De Zerbi che, non dimentichiamolo, rappresentano ormai da anni una delle realtà più forti e più solide della serie A.
Una squadra che gioca a memoria, automatismi provati e riprovati sotto la bacchetta del solito maestro.
Eppure, al di la del 4-1 finale, riavvolgendo il nastro della partita a mente fredda deve risaltare quel primo tempo giocato con personalità e coraggio dagli uomini di Vincenzo Italiano.
Deve risaltare l’organizzazione, l’abnegazione, la capacità per quasi un’ora di soffrire relativamente le iniziative avversarie, sulla scia di quanto avveniva nello scorso campionato di B.
Si è sofferto, dalla parte di Djuricic, qualche iniziativa personale del numero 10 ospite, con Sala in difficoltà evidente davanti al giocatore più in palla tra gli avversari.
Il rigore rocambolesco del 2-1 ha tagliato un pò le gambe e mozzato ancor di più un fiato che, gioco forza, iniziava a farsi più corto di fronte all’aumentare dei giri di una squadra che fa del ritmo, della qualità e della forza fisica prerogative ben marcate.
Ripartire da quell’ora di gioco, dunque, da tutti quegli argomenti interessanti da un punto di vista sia singolo che collettivo.
Appare quanto mai evidente – e lo si sapeva – che occorrerà ancora qualche settimana per creare il giusto amalgama tra vecchi e nuovi, per formare una creatura che somigli si, a quella dello scorso anno, ma con una formulazione adeguata al contesto di una categoria che va a velocità triple rispetto alla serie cadetta, con qualità assolutamente maggiori.
Immettere fisicità senza perdere la vecchia organizzazione di gioco, è l’obiettivo di mister Italiano.
Trovare subito le giocate di Verde e Farias la davanti per iniziare a fare un certo tipo di percorso e di discorso da un punto di vista offensivo, dopo aver messo muscoli al centrocampo con Deiola, Pobega e Agoumè.
Sarà curioso scoprire come approccerà questa categoria Giulio Maggiore, forse ancora in deficit fisico, ma con la testa, la qualità e le idee adatte per questa categoria; lo pensiamo un pò da sempre, noi e gli addetti ai lavori nazionali.
E poi registrare il reparto difensivo, con Marchizza, Terzi e Chabot che possono e devono apportare molta più sostanza rispetto a quella vista nell’ultima mezzora di Sassuolo, quando marcature ballerine e buchi centrali hanno compromesso un pò tutto il pomeriggio.
Si parte per Udine, dunque, col cantiere ancora aperto ma con tanta voglia di compiere un lavoro certosino, in vista di un futuro teso a consolidare mura e mattoni di un contesto davvero incredibile, sognato – o forse meglio, immaginato – per lunghi decenni.