E’ stata una bella storia quella tra Daniele Verde e lo Spezia.
Se ne va uno dei giocatori più forti mai ammirati in maglia bianca, se ne va a Salerno, spinto dal desiderio di tornare ad avvicinarsi verso casa – Napoli – e spinto alle spalle dall’esigenza dello Spezia di alleggerire un monte ingaggi ancora monstre per un secondo anno in cadetteria.
Volontà reciproche, tra le esigenze di riordinare idee, stimoli, bilanci.
Fu Mauro Meluso, primo D.S. delle aquile in massima serie, a credere in lui, in quel piccolo giramondo dalle ottime qualità tecniche, funambolo in cerca di gloria lontano dal suo Paese dopo aver assaggiato serie A e serie B con alterne fortune.
Lo Spezia e Daniele Verde, la matricola in paradiso del calcio italiano e il talento cristallino non supportato da un fisico sufficientemente forte per fare la voce grossa nel calcio che conta.
Ma i colpi ci sono, e che colpi.
Tre istantanee su tutte: quella rovesciata d’una bellezza esagerata a raccogliere dalla spazzatura un cross alto e lento di Gyasi contro la Lazio all’ “Olimpico”, il destro al volo sotto la Ferrovia nel derby contro la Sampdoria che sancì la striscia di vittorie più lunga dello Spezia in A, il sinistro potente e preciso al volo a Udine – su cross proveniente da sinistra – che contribuì pesantemente al raggiungimento di una salvezza meravigliosa nell’anno di Thiago Motta.
Due stagioni da protagonista vissute con Italiano e, appunto, Thiago Motta, poi una lenta ma costante discesa interrotta da qualche sporadico lampo di classe durante le ultime due stagioni, con una tifoseria divisa tra l’amarlo a prescindere, e il contestargli a sprazzi proprio questo: la poca incisività, rapportata alla sua classe.
Un anno e mezzo, l’ultimo, nel quale difatti lascia poca traccia delle sue qualità, stretto forse in un contesto che gli sta stretto e il desiderio di un altro tipo di calcio nel quale, però, non ha sufficienti estimatori pronti a credere in lui.
Alti e bassi, quindi, ma quegli alti resteranno indelebilmente impressi nella memoria dei tifosi spezzini.
La tifoseria, sulla scia delle parole espresse dall’ A.D. Andrea Gazzoli solo qualche giorno fa, aspetta ora un sostituto in grado di rimpiazzare Verde non tanto per quel che concerne le sue qualità tecniche, quanto per dare a mister D’Angelo un giocatore offensivo funzionale a questo campionato e alle idee di calcio del tecnico pescarese.
Ma chissà che il sostituto non sia già in casa? Da questo punto di vista la prestazione di Candelari a Salerno è di quelle significative, in attesa che torni a pieno regime Kouda che, già nella passata stagione, ha mostrato doti importanti in quella zona di campo…





Esattamente la soluzione lo Spezia ce l’ha in casa ed è Candelari,ora però lasciamolo tranquillo,non stiamo ad osannarlo o a criticarlo.
Deve crescere gradualmente,perché le qualità le ha.
Si Verde è stato uno dei migliori passati da qui,ma se ci è venuto e non è mai stato preso da una big è proprio a causa della sua discontinuità e del suo egocentrismo.
Ora è partito per sua volontà,sono due anni che cercava di farlo ma nessuno l’ha preso,Auguri ma a noi interessa solo chi resta e che questa squadra cresca in serenità,cosa che la presenza di Verde non garantiva.
Né è riprova il fatto che Lui sapeva benissimo che il suo procuratore gli stava cercando una squadra che lo avvicinasse a casa e gli rispettasse l’ingaggio,che lo Spezia voleva spalmare in più anni,e ha inizio stagione ha rivoluto la 10 ed ora,salvo nuovi arrivi,non potrà indossarla nessuno.
Questo non è un bel comportamento