Lo Spezia andato di scena all’ Arena Garibaldi contro un’avversaria tra le più forti della categoria, sembrava ripercorrere la stessa strada di quello che ha raggiunto la salvezza con un girone di ritorno non banale durante lo scorso campionato.
Centrocampo folto, esterni in grado di reggere le due fasi con disinvoltura, attacco manovriero, difesa tosta, sebbene da registrare per quel che concerne alcune situazioni di gioco che l’hanno vista maggiormente in difficoltà.
Forse più due punti persi che un punto guadagnato, perchè quando hai la bravura e la fortuna di trovare un 2-0 in pienissimo recupero di primo tempo, beh, devi trovare il modo di andare all’intervallo senza altri intoppi. Il gol del Pisa arrivato incredibilmente subito dopo ha cambiato tutto anche da un punto di vista mentale.
Questioni di inerzia sottilissime ma estremamente importanti in questo calcio.
Resta però un punto non scontato se pensiamo alla vigilia del match, un punto che pesa e peserà nell’economia di un campionato tanto equilibrato nel quale le aquile sembrano aver capito da subito che tipo di strada prendere per reggere un minimo di indispensabile continuità.
Il filo che lega lo Spezia degli ultimi mesi dello scorso campionato a quello che è appena partito da Pisa pare davvero molto simile e incoraggiante per quanto riguarda il gioco, la personalità, l’approccio alle partite anche contro avversari sulla carta più forti ed attrezzati.
E’ uno Spezia infatti che, esattamente come quello che si è salvato poco tempo fa, non va mai in balìa degli avversari, sbanda ma restando sempre sul pezzo, barcolla in certi frangenti ma senza mai dare la sensazione del crollo, crollo che era prerogativa dello Spezia pre-D’Angelo.
E’ uno Spezia che affronta a viso aperto le partite, che quando occorre sa palleggiare e nascondere palla, sa verticalizzare, sa restare compatto e sbarazzino nei momenti più complessi.
Uno Spezia che in poche parole ha carattere. Ha un’anima.
E, finalmente, appare una squadra più completa e imprevedibile dalla cintola in su, oltre che maggiormente strutturata a livello fisico.
Se non vi saranno grossi intoppi in materia di infortuni, con i rientri di Kouda e Cassata mister D’Angelo avrà maggiori alternative nella lettura delle partite dentro i 90 minuti: oggi più che mai è netta la convinzione che con i cinque cambi ci si trovi di fronte a due partite in una e chi ha gamba, sostanza e fisicità in panchina può davvero indirizzare le ultime mezzore di gioco.
Su questo versante la società sarà chiamata a completare la rosa con un occhio di riguardo per quanto concerne gli esterni, a maggior ragione se dovesse partire Reca.
Con i moduli utilizzati dal mister, infatti, è di tutta evidenza quanto gli esterni compiano un lavoro prezioso e dispendioso a livello fisico e atletico, e quanto sarebbe importante nei 90 minuti avere quattro frecce se non di pari livello, quantomeno rivestite di caratteristiche simili.
Mentre anche per quel che riguarda il reparto arretrato vi sarà probabilmente la necessità di inserire un giocatore in più in grado di entrare con personalità nelle rotazioni della difesa a tre.
L’auspicio è questo, quindi, ossia che il buon lavoro portato avanti sin qui – sia pure dentro una cornice di contenimento dei costi e di taglio mirato dei rami secchi – si completi con ultime operazioni intelligenti e in grado di dare a questa squadra ancor più forza nell’ottica dei cinque cambi, dentro una stagione che sarà estremamente dispendiosa sotto ogni punto di vista possibile.