Inizio gara di Spezia – Sudtirol: pressione altissima dei ragazzi di mister D’Angelo su ogni portatore di palla avversario, in ogni zona di campo.
Pochi fronzoli, palle recuperate e indirizzate sulla verticale offensiva, un gol annullato, la pressione feroce di Colak sull’estremo ospite che frutta il gol del vantaggio per le aquile pochi istanti dopo.
Uno Spezia che, come al solito, azzanna la partita per una questione di mentalità, oltre che di qualità.
Un approccio alla gara perfetto, con una difesa sempre più in versione pungyball su ogni tentativo avversario di guadagnare tempi e spazi di fronte a Gori, ancora una volta praticamente spettatore non pagante della gara.
Ultimi minuti di Spezia – Sudtirol: con i bianchi sul 3-0 e in assoluto controllo dei ritmi di una gara senza più storia, ti trovi Wisniewski in pressione altissima sulla trequarti avversaria, marcatura strettissima e ancora asfissiante a pochi passi dalla bandierina del calcio d’angolo situato nella metà campo ospite.
Qualcosa che fa il paio – simbolico – con quell’intervento di Hristov a metà campo a Castellammare, sulla linea del fallo laterale, nel turno precedente: stessi minuti del match, stesso risultato.
Stessa esaltante spiegazione al tutto.
Si tratta solo di alcune fotografie e fermi immagine capaci di raccontare molto dello spirito battagliero di questa squadra.
Istantanee di una mentalità di ferro.
È uno Spezia che morde le partite mandando sempre un messaggio chiaro agli avversari.
È uno Spezia che ha finalmente abbondanza in panchina, una squadra talvolta soffocante a livello fisico e atletico per i suoi avversari, come ammesso da molti allenatori nei post – gara.
È una squadra che, anche per questo, riesce a terminare quasi sempre in crescendo i finali di partita e a tal proposito conserva persino del rammarico per non essere riuscita – questione di dettagli e di centimetri – a portare a casa l’intera posta in palio nelle trasferte contro Cremonese e Sassuolo, terminate in avanti.
Mister D’Angelo conosce ogni curva e viale di questo campionato, sa come affrontarlo, sa quanta importanza ha riuscire a costruire un gruppo che abbia una comunione d’intenti totale.
Sa bene, il tecnico ex Pisa, quanto sia importante – ai fini di una importante continuità di rendimento – plasmare squadre tanto strutturate a livello fisico e che abbiano quel giusto mix di qualità tecniche e atletiche in grado di dare a tutto l’impianto imprevedibilità e solidità.
Il risultato è un collettivo con un dettame tattico divenuto identitario, che sa comandare le partite cosi come sa, a sua volta, giocare al gatto col topo, modellarsi sulle caratteristiche avversarie, lasciare l’iniziativa quando occorre avendo sempre tremendamente cura di restare compatto, di restringere gli spazi agli avversari e ripartire poi con un calcio sia manovrato che verticale, a seconda dei momenti del match e delle caratteristiche dei suoi interpreti in campo in quel momento.
Saper tirare fuori il massimo da ogni giocatore è un merito indiscusso del tecnico pescarese, cosi come averli convinti di una nuova e più ambiziosa missione non appena salvati, qualche mese fa, da un precipizio.
Anche per questo ognuno fa quella corsa in più, quel contrasto in più, quella pressione in più.
Contro il Venezia, nell’ultima decisiva gara dello scorso campionato, si è acceso un fuoco che ha donato spiragli al futuro, un fuoco che è divampato poi con i primi risultati utili di questo campionato, con quelle rimonte esaltanti e una classifica sempre più in grado di spargere fiducia.
Benzina sul fuoco di un gruppo granitico.