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Al cuor non si comanda, anche se la classifica è una condanna. Al cuor non si comanda, anche di fronte ad una fidejussione di 800 mila euro.
San Valentino è passato, ma a Lanciano un cuore innamorato continua ad unire campo e società.
Da un lato, una squadra che, nonostante i due punti di penalizzazione, un quartultimo posto e i pronostici a sfavore, continua a lottare affinchè il sogno salvezza, distante ad oggi tre sole lunghezze, diventi realtà.
Dall’altro, la famiglia Di Maio, proprietaria della Virtus dalla stagione 2008 – 2009 e ancora in sella dopo aver respinto le fortissime avance della cordata Bisogno – Galigani.
Certo, i messaggi e le prove d’amore cacciano un pò di nubi dal cielo tempestoso d’Abruzzo, ma il domani è più che mai incerto. A cominciare da una permanenza in cadetteria che non è più cosa scontata: permanenza non solo legata ai risultati sul campo, ma anche e soprattutto ad un futuro societario non troppo chiaro.
Tralasciando gli aspetti meramente economici, ad oggi, finisse il campionato, la Virtus, con i suoi 26 punti in classifica, sarebbe costretta ad uno scontro play out contro l’Ascoli. Quadro non idilliaco, ma se non altro migliore rispetto a quello delle passate giornate, in cui la squadra dell’esonerato D’Aversa navigava stabilmente tra il penultimo e il terzultimo posto.
L’arrivo sulla panchina di Maragliulo ha scosso un ambiente in subbuglio, regalando ai frentani due vittorie in altrettante uscite: sei punti, poi ridotti a cinque per inadempienze societarie, che hanno il sapore della speranza. Come sempre, l’ultima a morire.