“Muratore“, “operaio“, “proletario“, sono diversi i soprannomi accostati al suo nome.
Da qualche anno è invece la maglia bianca ad essere griffata delle sue parole a perenne memoria, a rimarcare un preciso dovere di chiunque la indossi.
Oggi sono 7 anni che Paolino Ponzo ha iniziato a correre chissà dove, chissà con chi, chissà perchè.
A nessuno di coloro che hanno avuto il privilegio di averlo con sé, siano essi compagni di squadra, allenatori o tifosi, è venuto in mente di scordare date e ricordi. Celebrazioni. Omaggi.
Nessuno può scordare ciò che era e che ancora rappresenta.
Paolino lega la sua storia calcistica soprattutto al Modena e allo Spezia, una carriera che pareva una continua “gavetta”.
Eppure, questo jolly generoso del centrocampo ha giocato nei palcoscenici più nobili del nostro calcio, accompagnando al gesto tecnico quell’inesauribile voglia di macinare chilometri.
Si avvicinava il 90′, altri annaspavano, lui inghiottiva la fatica e se ne cibava, come fosse nuovo carburante al quale attingere.
Baricentro basso, testa bassa e braccia che andavano, che spingevano come ali; uno di quelli che ogni allenatore ne vorrebbe una decina, cosi.
Una vita di corsa, dall’inizio alla fine, fino all’ultimo dei suoi giorni.
Una vita a farsi apprezzare per una generosità atletica ed umana fuori dal comune.
Un ricordo che si fa pietra, qualcosa di incredibilmente tangibile.
Sostanza che resta.
Grazie Paolino Ponzo.