[ot-caption title=”Antonio Piccolo – Foto Ezio Tassone” url=”http://speziacalcionews.it/quotidiano/files/uploads/2017/03/Piccolo-3.jpg”]
Non è questione di impegno o non impegno, di grinta o di rabbia agonistica insufficienti.
Il secondo tempo del “Tombolato” dimostra che lo Spezia c’ha provato a raddrizzare un match difficile, anche se poi le occasioni da gol nitide si contano sulle dita di mezza mano.
Forse non manca nemmeno il carattere, o la personalità, trattandosi di giocatori che, presi ad uno ad uno, hanno una carriera ed una provenienza importante, molti dei quali hanno fatto parte della rosa che molto bene ha fatto nello scorso girone di ritorno.
Più di tutto, a questa squadra manca il cambio di passo generale, o essenzialmente “di reparto“.
Nelle partite casalinghe il nostro centrocampo dal passo lento non condiziona particolarmente la ricerca del gol, in quanto mentalmente la squadra di Di Carlo è chiamata naturalmente a fare il match; su un campo piccolo come il nostro, non occorre un centrocampo dal passo particolarmente rapido.
In trasferta, invece, questa caratteristica fa pagare dazio appiattendo il ritmo delle giocate e delle ripartenze, mancando quindi un’efficace e repentino attacco della profondità.
Guarda caso proprio il pane quotidiano di cui dovrebbero vivere due esterni rapidi e tecnici come i nostri, costretti troppo spesso a degli “uno contro due” che sovente non portano da nessuna parte.
In trasferta cambiano gli atteggiamenti tattici e mentali dei nostri avversari, portati maggiormente a giocare in avanti.
Ma, come detto sopra, la manovra degli aquilotti perde tempo, non ha ritmo, risulta priva di quella velocità che ti lascia li e ribalta l’azione in tre secondi.
E’ tutto abbastanza prevedibile. Se, in più, il reparto arretrato mostra qualche crepa in più rispetto a qualche tempo fa, ecco che diventa maledettamente difficile portar via punti pesanti.
Si diventa una squadra “nella norma“.
Un modo per nascondere questo difetto originale ci sarebbe, ossia campare sulle giocate di quei singoli chiamati a fare la differenza, singoli che, come nel caso di Piccolo e Fabbrini, avrebbero anche il passo per far male negli spazi, prima però che la squadra avversaria rinculi e chiuda i varchi.
Ci perdiamo li, ed inoltre entrambi non hanno vissuto di allori particolari, nelle ultime due trasferte.
Ecco allora che luce si spegne, in quanto il resto della squadra non può naturalmente garantire una differenza sostanziale, rispetto alle altre compagini in lotta per i Play Off.
Diventiamo, appunto, una squadra nella media, che vive di giornate importanti, che non subisce tonfi eclatanti, che inciampa e si rialza, che fa sognare ed immediatamente risvegliare.
Senza grossi spunti particolari. Con un timido, e talvolta, killer instinct.
Aprile è alle porte, potrebbe non essere impossibile per il tecnico aquilotto trovare una differente chiave di volta anche dal punto di vista dell’atteggiamento tattico in trasferta, qualcosa che possa scompaginare le carte anche ad avversari che paiono conoscerci molto bene. Troppo, forse.
L’ambiente, compresi noi media, ora deve solo trovare la forza di fare quadrato e dare ancora una chance, crederci fino a quando sarà possibile ogni risultato in positivo.
Sospingere, e non frenare ulteriormente. Non creare ulteriori piccole fratture ed amarezze.
I conti li rifaremo tra un paio di mesi, dopo aver fatto, oggi, un primo vero bilancio delle nostre potenzialità.