Metti 500 tifosi ed una squadra a cena, in un covo tipico del tifo più caldo spezzino.
Sul piatto fave, ravioli, sgabei, porchetta, odori e sapori della nostra tradizione e dintorni.
C’erano tutti tranne due attaccanti non qualunque: Okereke e Galabinov.
Rendimenti diversi, motivi di assenza diversi. Ma questo, ora, poco importa.
L’incontro di ieri sera vuole essere un abbraccio e, insieme, una spinta che la tifoseria vuol dare ai ragazzi di Pasquale Marino e alla società in un momento particolare, dopo i recenti ricorsi di Livorno e Benevento maldestramente tesi a rendere il cielo grigio su via Melara e sull’intera stagione delle aquile.
Per un pugno di punti in più, c’è una buccia di banana pronta a far saltare gambe all’aria la reputazione di intere dirigenze.
Un abbraccio anche un po’ intimo, quello di ieri, come non avveniva da tempo, come quando il respiro tra squadra e tifosi era uno solo negli anni più duri, complessi, ma comunque tanto intensi, quando stringersi diventava, insieme, una necessità ed un valore aggiunto.
In attesa dell’omologazione di quelle due vittorie esaltanti, in attesa di tornare in campo dopo due settimane di pausa forzata, il pianeta Spezia lancia quindi un segnale di unione senza equivoci!
Un segnale che segue idealmente quello striscione invernale che prometteva sostegno a questa squadra anche nella cattiva sorte.
Se scatterà la molla decisiva per lo sprint finale, lo scopriremo presto e, nel caso, i pensieri saranno rivolti anche ad una serata come questa, dal sapore un po’ antico.
Una serata che sottintende una promessa tra le parti, quella di dare il massimo per una causa comune fino all’ultimo minuto di questo campionato, in campo e sugli spalti, insieme contro un sistema coalizzatosi contro.
Pane per la nostra gente..