Sono passati due mesi dall’ultima affermazione del Benevento: era l’epifania e la squadra di Pippo Inzaghi espugnava la Sardegna Arena, imponendosi due a uno contro il Cagliari.
Da allora, è crisi totale per le streghe, capaci di raccogliere nelle ultime nove uscite appena quattro punti e cinque, pesantissime, sconfitte, l’ultima delle quali maturata tra le mura amiche contro il Verona.
Risultato: salvezza in discussione e distacco ridotto di cinque lunghezze dal terzultimo posto occupato da un Torino con due gare da recuperare e comunque apparso in buona salute dopo il cambio in panchina Giampaolo – Nicola.
Giornata dopo giornata, i sanniti hanno perduto quella serenità che li aveva contraddistinti nell’ottimo girone di andata, scivolando così pericolosamente in un inaspettato baratro.
Sicuramente, tra le cause di questo scivolone vi è un attacco che, nonostante l’offensivo 4-3-1-2 messo in campo da Inzaghi, non riesce a produrre quella mole di gioco vista nel campionato cadetto e nella prima parte di campionato.
Due sole le reti nelle ultime sei partite, con un totale di cinque gol per Caprari, seguito dai quattro di Lapadula, i tre di Marco Sau e i due di Roberto Insigne.
Se a questo uniamo poi una difesa perforata 47 volte, ecco che i problemi del Benevento emergono con maggiore chiarezza.
A quota 25 al pari di Spezia e Fiorentina, la squadra del Presidente Vigorito, cerca proprio contro le Aquile quel rilancio necessario per provare a raggiungere la fatidica quota salvezza.
E proprio contro i ragazzi di Italiano, i sanniti conobbero all’andata una mini crisi dopo lo zero a tre interno: una sconfitta più che salutare, in grado poi di portare in dote ai campani ottimi risultati, tra cui i pareggi contro Juventus e Lazio, oltre alle affermazioni ai danni di Fiorentina, Genoa e Udinese.
A 14 gare dal termine niente è perduto, ma se gli uomini di Inzaghi vorranno mantenere la categoria dovranno mettere in campo quella grinta, quella caparbietà e quell’unione del girone d’andata.
Al contrario, la retrocessione avrebbe un sapore ben peggiore della beffa.