Dopo la sconfitta di Parma, lo Spezia troverà la Sampdoria sabato pomeriggio sul terreno del “Picco”.
Il rush finale è iniziato con una sconfitta che brucia, per quanto preventivabile.
La squadra di Pecchia – seppure molto forte a livello di singoli – ha mostrato in alcuni tratti del match l’appannamento già visto nelle ultime settimane, quando qualche punto è stato lasciato per strada.
Dentro quegli attimi di apparente poca brillantezza, però, i ragazzi di mister D’Angelo non hanno saputo far male per provare anche solo a indirizzare il match dalla propria parte, per far scorgere ai padroni di casa qualche parvenza di salita prima di arrivare a tagliare il traguardo del novantesimo.
Come succede da inizio anno, manca tremendamente il gol a questa squadra.
Manca dai piedi e dalla testa dei suoi centravanti, manca dagli inserimenti o dalle conclusioni da lontano dei propri centrocampisti, qualche gol in più sta arrivando da situazioni di calcio da fermo grazie all’estrema bravura in questi frangenti di Petko Hristov.
Qualcosa che non basta e non potrà bastare a una squadra che, dall’altra parte della medaglia, mostra sempre estrema facilità di essere bucata nonostante il proprio reparto difensivo non venga quasi mai oltremodo sollecitato.
Trovare vie d’uscita a questo punto del campionato pare francamente impossibile, a meno di caricare tutto il carro delle speranze sulle spalle di un Daniele Verde comunque altalenante, mai del tutto affidabile sebbene unico elemento davvero in grado dalla cintola in su di trovare la giocata vincente, il tiro della domenica.
Le condizioni fisiche di Di Serio, giocatore che pareva poter mettere una pezza a questo enorme difetto strutturale, non fanno stare del tutto sereni, mentre tutti sperano che Kouda non subisca mentalmente il contraccolpo di quell’occasione da rete gigante avuta al “Tardini” a tu per tu con l’ex Chichizola.
Kouda che, lo ricordiamo, prima dell’infortunio era, assieme a Verde, il giocatore più pericoloso di questa squadra negli ultimi 20 metri avversari.
Trovare vie d’uscita a questo punto della stagione, dicevamo, appare molto difficile, a meno di riconsiderare e ridisegnare, anche tatticamente, qualcosa di diverso e di sorprendente per le difese avversarie.
Rimescolare, shakerare all’impazzata per trovare una soluzione imprevedibile e chissà, efficace.
Uno spunto, un’idea capace di creare scompiglio e fiducia.
Di certo lo Spezia tutto – chi giocherà più o meno minuti – non potrà prescindere da un atteggiamento aggressivo, da una cattiveria agonistica possibilmente spalmata lungo tutti i 90 minuti, da una voglia matta di andare a caccia dell’episodio vincente sopra il quale costruire punti a forma di mattone.
Il pubblico del “Picco” difficilmente potrà digerire ancora un secondo tempo sulla falsariga di quello quasi apatico mostrato dai bianchi nell’ultimo turno casalingo contro il Lecco.
Adesso è il momento di avere coraggio, di rischiare, è il momento della corsa in più, del tackle in più.
È il momento di serrare i ranghi con ancora maggiore convinzione rispetto a quanto già stato fatto e, per coloro che hanno qualità singole importanti, è il momento di metterle al servizio di tutti con la massima continuità.
Ma prima di tutto, il cuore. Il cuore oltre l’Everest del gol.
Il cuore che nei decenni non è mai mancato di battere forte sotto la maglia bianca, al momento di raggiungere qualunque tipo di traguardo.
