Nenè alla gazzetta: “Bjelica è un tipo sereno e tranquillo, parla molto con i giocatori”

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Dopo quella di De Las Cuevas, rilasciata al quotidiano spagnolo AS, oggi è stata la volta di Nenè, intervistato dalla Gazzetta dello Sport.

Il brasiliano, approdato in casa Spezia nel mercato di gennaio, parla della sua nuova esperienza, del suo passato, del Verona e del calcio brasiliano.

Il papà che va via di casa, quando lui ha dodici anni, e lo costringe ad andare a lavorare per aiutare la madre.

Bigliettaio sugli autobus il lavoro: “mi svegliavo alle 5, prendevo servizio un’ora più tardi, finivo alle 5 del pomeriggio. La sera andavo a scuola. Non ero pagato male, avevo il 10 per cento sull’incasso, potevo arrivare anche a 400 euro al mese. E’ stato qualcosa che mi è servito, mi fa capire quanto sono fortunato oggi a guadagnarmi i soldi giocando a calcio“.

E’ anche per questo che a calcio comincia a giocare tardi, qualche partitella con gli amici, nei week-end, ma al Santos arriva solo a 18 anni.

Poi il discorso si sposta all’esperienza all’Hellas Verona ed alla decisione di lasciare il club veneto: “Mandorlini puntava su Toni e due esterni. Quando è arrivata la proposta dello Spezia non ho avuto dubbi, anche se significava ripartire dal basso, rimettersi in discussione“.

Nenè è alla prima esperienza nel campionato cadetto, ma sembra avere già le idee abbastanza chiare: “Un campionato duro, equilibrato: c’è più contatto, più forza. La Serie A è ovviamente più tecnica, anche se devo dire che guardando certe squadre di bassa classifica non vedo poi grandi differenze con la parte alta della B“.

Tutto molto diverso rispetto al calcio brasiliano: “in Brasile i ritmi sono lenti, quando perdi palla in attacco torni nella tua metà campo ad aspettare. Qui si punta tutto sul pressing, sull’aggressione. Mi sono abituato in fretta”.

Il discorso poi si sposta sullo Spezia, a cominciare dalla storia del club, da Alberto Picco: “Ho sentito qualcosa su di lui, gli hanno dedicato lo stadio perché è un eroe della Prima guerra mondiale, giusto?” è già un inizio, in fin dei conti è qui da un mese…

Su mister Bjelica Nenè non ha dubbi: “Tranquillo, sereno, uno che parla molto con i giocatori: l’opposto di Mandorlini, che è un tipo esplosivo“.

E visto che nello Spezia non ci sono altri brasiliani, i primi compagni con i quali ha legato sono i sudamericani: “Chichizola e Valentini che è un atleta di Cristo come me” e qui si passa all’importanza della religione nel calcio “pregare e leggere la Bibbia mi ha aiutato molto quando le cose non andavano nel modo giusto. Come a Verona“.

Influenza divina anche nella gara con il Modena quindi? “Mah, forse, non so. Io comunque, nel dubbio, quando segno lo ringrazio“.

Non si può non tornare al gol della vittoria con il Modena, molto simile a quello realizzato contro la Juve nel novembre 2009: “Si assomigliano, due gran tiri da fuori area. Però, con tutto il rispetto per Pinsoglio, segnare a uno come Buffon è un’altra cosa” non abbiamo dubbio alcuno.

Non bisogna comunque dimenticare proprio gli anni di Cagliari “è stata una splendida esperienza che non posso dimenticare: ho segnato molto, ho avuto allenatori che mi hanno insegnato cose importanti come Allegri e Donadoni“.

L’intervista termina con una curiosità, l’origine del nome NenèE’ stata un’idea della nonna che non riusciva a pronunciare un nome così lungo e voleva distinguermi dai miei fratelli“.

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