Se tutto andrà come pare, ossia con l’omologazione delle vittorie ottenute contro Livorno e Benevento, Pasquale Marino e i suoi ragazzi riceveranno quanto ampiamente meritato sul campo.
Questo è il concetto che maggiormente preme sottolineare, sul piano prettamente sportivo; perchè questa si, potrà chiamarsi a tutti gli effetti “giustizia sportiva“.
Dopo di che, certamente, lo Spezia Calcio dovrà concentrarsi sul come evitare, in futuro, di incorrere in simili disavventure, provando una volta per tutte a far quadrato intorno a sé, circondandosi di persone che hanno a cuore anche un simbolo, oltre che il portafoglio.
L’Academia di Abuja è una risorsa che andrà conservata con cura, la cui esistenza non può essere oggetto di ulteriori verifiche o chissà quali intendimenti.
La sua natura d’essere è chiara, da li transitano ragazzi più o meno capaci, che ricevono una base d’educazione umana e calcistica.
I migliori possono legittimamente sognare il grande calcio, poi, naturalmente, tanti altri tornano scalzi per le strade in cerca di altre fortune o di altra vita. Funziona così.
Se qualcuno da queste parti avrà sbagliato tempi e modi, aggirando regole e regolette una volta che i ragazzi sono entrati in Italia, sarà accertato con i tempi previsti, che non sono brevi e che richiedono studi ed approfondimenti per i quali la società si è messa a disposizione.
Viene da storcere il naso, però, quando si legge di “tratta”, di clandestinità, di associazione finalizzata al traffico illegale di essere umani, argomenti che non possono avere collegamenti con il tipo di calcio giovanile proposto in questi anni, con grande caparbietà e capacità, dallo Spezia di Volpi e dalla Social Sport.
Vi è il sospetto che vi sia altro sotto, qualcosa che si collega inevitabilmente a tutti i buchi della serratura di cui è stato vittima negli ultimi anni il Patron.
Uno che, è giusto ricordarlo, ha portato grande liquidità, serietà e puntualità in una serie cadetta piena di faccendieri perennemente indebitati, o di società che navigano sul lastrico.
Dopo l’omologazione dei risultati, dicevamo, la società si dedicherà alla difesa del procedimento penale riguardante l’ipotesi di reato di immigrazione clandestina.
Forzature, invidie, forse collaboratori divenuti nemici una volta “trombati“?
Se lo Spezia uscirà pulito anche dall’inchiesta penale, dovrà certamente chiedere conto a loro dell’inizio di una telenovela che che ha dato adito, ad una società come il Livorno che non vive una situazione rosea dal punto di vista tecnico e societario, di attaccarsi con meschina furbizia ad una vicenda per ora esclusivamente interna alla società ed alla Procura spezzina.
Il Carpi, aggiuntosi da poco alla lista delle squadre pronte a cavalcare eventuali guai, è un altro esempio di basso opportunismo riguardanti vicende altrui.
Roba da gufi di terza categoria, di qualcosa che con lo sport ha ben poco a che fare.
Ricorsi ed esposti sono atti che restano nel tempo e che macchiano per sempre chi li maneggia con stravaganza.
Li macchia agli occhi dello Spezia Calcio, ma non solo, perché sono tantissimi gli sportivi ed i tifosi di quelle società, promotrici dei ricorsi, che si dissociano dall’atteggiamento tenuto dalla propria dirigenza.
I rapporti con queste società, certamente, non saranno più gli stessi, ed anzi, chissà che in futuro non sarà proprio lo Spezia a poter agire in qualche modo contro queste, chiedendo conto di questi giorni tristi.
Chiamatelo far west, ma questo potrà diventare, con più di una ragione d’essere.
Tutto è scritto, tutto è agli atti, niente si dimentica.
Essere alla canna del gas, trovarsi in situazioni di difficoltà tecniche o finanziarie, non dovrebbe giustificare la presentazione di ricorsi post sconfitta.
“Post-sconfitta”, già. Che cosa orribile..
