Se n’è andato ben più di un mese dallo stop del campionato, con le cronache destinate giorno dopo giorno a fare la conta di contagi e morti, con lo sport relegato in un angolo, come quasi tutto il resto.
Ora che la luce pare intravedersi tra una selva di ostacoli, di pareri, di discorsi, anche a vanvera, si prova gradatamente a parlare di una ripartenza.
Deve ripartire il calcio, così come deve ripartire il paese, l’economia, la vita il più possibile verso la normalità.
Del resto i popoli da sempre hanno guardato avanti, non indietro, la vita è sempre ripartita anche dopo catastrofi ben più gravi del Covid-19.
La scelta dei vertici del calcio, a dispetto di quella di altre federazioni, è stata sempre del resto piuttosto netta: fare di tutto, nel limite dell’evoluzione della situazione medica, per far terminare i campionati, a costo di giocare a porte chiuse e sino a luglio inoltrato.
Il calcio è un’industria, una delle più importanti del paese a livello di fatturati, logico che provi a risollevarsi appena possibile, così come l’indotto, non solo costituito dalle televisioni, ma anche da migliaia e migliaia di famiglie che con il calcio sopravvivono.
Per questo l’industria calcio deve ripartire come si spera al più presto tutte le nostre industrie, molte delle quali costituiscono vere e proprie eccellenze mondiali.
Ieri si è riunita la Commissione medica della FIGC che in sostanza ha tracciato le linee guida della ripresa agonistica, a partire dagli allenamenti per passare poi alla fase due, quella della ripresa del campionato vero e proprio.
Queste in sostanza le risultanze, caratterizzate da un assiduo controllo dei tesserati nella loro globalità, senza limitarsi ai giocatori.
La precedenza, per così dire, sarà data alla Serie A, che farà come da capofila per la ripresa, seguita poi da Serie B e Serie C, con che tempi al momento non è dato sapere, ma non potranno per forza di cose essere così distanti da quelli della categoria maggiore.
Una ripresa a tre velocità quindi, o forse due, bisognerà capire quale sarà il percorso che le varie categorie prenderanno.
Peraltro, la persistenza del contagio in prevalenza al Nord, ha già fatto dichiarare al Presidente della stessa FIGC Gravina, che in un primo momento le partite da svolgersi nelle regioni settentrionali, potrebbero essere spostate in campo neutro.
Discorsi che paiono prematuri, visto che si parla di ripartire a giugno, quindi tra un mese e mezzo minimo, con tutte le incognite del caso.
La Serie B invece ha per il momento fissato l’Assemblea in videoconferenza per mercoledì prossimo 24 aprile, anche se l’ordine del giorno appare per il momento non prevedere il modus operandi per la ripresa.
La cadetteria seguirà comunque il campionato superiore, su questo non paiono esserci dubbi.
Difficile esprimere giudizi in merito al momento, così come è difficile stabilire quando il pubblico potrà tornare in libertà allo Stadio.
Incognite che si spera vengano fugate in tempi non così lunghi, sarebbe un segnale davvero importante, perché darebbe il là alla ripresa, non solo del calcio, ma di tutto lo sport.
Lo sport che hanno bisogno di praticare gli atleti, lo sport che hanno bisogno di praticare i bambini, i ragazzi, lo sport che è vita stessa…
