Spezia – Genoa non ce la raccontano. La conosciamo..

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Ci sono partite che sembrano portare in dote sempre un qualcosa di epico, rivoli di storia.
Il Genoa è Genova, è la “Superba”, è il capoluogo di regione che “schiaccia” ogni altra provincia sotto molteplici aspetti, non solo economici.

Il Genoa ha una tradizione tra le più nobili nel panorama nazionale, sebbene i suoi maggiori trionfi nascano in un’epoca davvero molto lontana, quando quasi, intorno al pallone, vi erano pezze rattoppate qua e la per tenerlo quanto più possibile sferico e rimbalzante.
Lo Spezia è invece una delle più classiche squadre “di provincia” del calcio italiano, sottomesse ma orgogliose, testarde, indomite al di la della categoria di appartenenza.

Dicono vi siano tratti, per altro, molto simili insiti nel DNA genovese e sprugolino: la passionalità con quale si vive il calcio, il mugugno, qualche distorsione caratteriale di troppo tipica dell’essere gente di mare, abitanti di porti (semi) aperti e di vicoli scoscesi.
Il salmastro che forma, che anche se non sei pescatore te lo ritrovi prima o poi addosso.

Vincenzo Italiano ha sentito parlare di quello Spezia – Genoa di serie C che fece sbocciare una splendida primavera e un’estate ancor più fiorente, 14 anni fa.
La primavera di Guidetti, di una città intera che va a riprendersi una partita che pareva destinata in altri lidi, di un gruppo estremamente “operaio” che batte i “superbi” e si accinge di li a poco a conquistare la serie cadetta dopo 55 anni di attesa.
Roba da romanzo calcistico popolare. Roba da rivincita sulle questioni primarie della vita.

Oggi Spezia – Genoa è serie A, è sfida – salvezza con le aquile che conservano un piccolo ma prezioso vantaggio in classifica.
Le due squadre arrivano a questo appuntamento con stati d’animo non similari: se i bianchi possono contare su un’organizzazione di gioco applaudita a più riprese dagli addetti ai lavori, i rosso – blu presentano un cambio in panchina, dopo l’allontanamento di Maran.
E’ questo, infatti, il tempo dell’ennesimo ritorno di Ballardini alle redini del vecchio grifone dopo la pesante sconfitta di Benevento e un inizio di campionato tra i peggiori della sua storia, che però non fa altro che seguire un filone negativo che dura da qualche stagione.

I cambi in panchina, per giunta effettuati a poche ore dal match, portano comunque sempre una dose di imprevedibilità nel radiografare l’avversario.
Eppure, chissà, è proprio su questo aspetto che i ragazzi di Italiano potrebbero fiondarsi per creare un solco ulteriore alle paure di una squadra che, con la vittoria del Crotone contro il Parma, potrebbe anche correre il rischio, in caso di risultato negativo questa sera, di ritrovarsi fanalino di coda del torneo, pericolosamente a terra nonostante il cambio di guardia in panchina.

Non stravolgerà molto Ballardini; in questi casi il primo lavoro da compiere è sulla testa dei giocatori, sull’autostima.
Sarebbe forse troppo alto il rischio di creare un nuovo volto tattico preparato in una manciata di ore da una sfida talmente delicata.
Lo Spezia dovrà fiondarsi sulle incertezze che il neo tecnico genoano inevitabilmente si porterà dietro come è normale che sia, all’inizio di ogni nuova, complessa avventura.

La fame di punti, la voglia di riprendersi qualcosa indietro da un destino ultimamente un pò beffardo, potranno fare il resto in un’altra serata che sarà tristemente segnata dalla mancanza di spettatori sugli spalti.
Qualcosa che andrebbe assolutamente ripensato, rivisto, ristudiato, prima che diventi ancor più abitudine.
Certe emozioni, certe passioni, devono trovare il modo di essere vissute col massimo della sicurezza possibile anche in contesti complicati come questo, dopo mesi già di obbligato esilio e di assordante silenzio sugli spalti.
Fate presto..

Dennis Maggiani
Dennis Maggiani
Nato a La Spezia, laureato in Scienze giuridiche, Istruttore qualificato di Scuola Calcio, ex Osservatore del Settore giovanile dello Spezia Calcio. Dal 2015 redattore di Spezia Calcio News Quotidiano.

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