FOCUS – Mettere su casa in paradiso

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Darsi appuntamento sul mare con tutta la voglia del mondo di andare a prendersi quel sogno cullato per diversi mesi.
Questo è successo alla gente di Spezia, dentro un sabato pomeriggio che tutti ricorderanno.

Una data che resterà scolpita nel cuore e nella mente di ogni appassionato, dai più giovani fino a quelli che ne hanno viste e raccontate di ogni seguendo da vicino questi colori, intrecciando con essi la propria vita.
E’ il sogno di una città che, diciamolo, per vari motivi ha temuto di veder sfumare proprio in extremis questo risultato che può aprire davvero la strada a un futuro consolidato in serie A.

Il 4-1 rifilato al Torino di Nicola è figlio anche della passione di un popolo che, ancora una volta, si è stretto attorno a un pullman, a una squadra, a degli uomini.
Uomini che hanno capito perfettamente quale partita si stava giocando, quale sogno per quella gente, quanto futuro da regalare e da regalarsi.
Dal primo all’ultimo minuto non è mai affiorata la sensazione di una squadra spenta, in difficoltà, intimorita.
Dal primo all’ultimo minuto della partita più importante, i ragazzi di Vincenzo Italiano decidono di recitare con convinzione lo spartito che fino a qui li ha visti suonare musica d’un certo tipo.

Solo, semmai, con qualche grammo in più di prudenza, di attenzione, cura di ogni particolare.
Con un carico di ferocia agonistica che ha il volto di Giulio Maggiore, le sue guancia rosse e il suo respiro corto, talvolta affannoso ma sempre pronto a un altro scatto, a un altro fallo, a una nuova necessità di rinculare e ripartire.
Citiamo Giulio, ma Giulio non è che l’esempio più lampante e diretto di tutta questa determinazione.

Perchè poi c’è la sicurezza di Zoet, la tranquillità di capitan Terzi – egregio in ogni marcatura su uno degli attaccanti della Nazionale – c’è la spensieratezza di Ferrer, il pendolino Marchizza, la diligenza di Ricci, la classe cristallina di Saponara, l’ardore fisico di un ritrovato Nzola, l’astuzia da predestinato di Pobega, il peperoncino di Agudelo, uno che anche a briscola non riuscirebbe a star seduto su una sedia.
E poi quel mix magistralmente condensato di qualità e di quantità da parte dei sudamericani Leo Sena ed Estevez, due delle scommesse vinte da Mauro Meluso in quelle pochissime settimane di calcio mercato nelle quali si è dovuto correre a ritmi vertiginosi, dove molto si sarebbe potuto sbagliare.

Ma nulla avrebbe avuto un compimento senza la guida di Vincenzo Italiano, uno che, nel giro di due anni, ha doppiato in termini di vittorie – e non solo – quanto fatto da molti altri tecnici in un secolo di storia di questo club.
Un sogno che non si sarebbe tramutato in materia senza la sua caparbietà, la sua capacità di creare un gruppo unito e granitico, quella qualità di saper cogliere il 100% ed oltre dai suoi giocatori.
Le sue idee, la sua visione di calcio, il suo “rischio calcolato“.
La voglia di stupire della quale ha rivestito giorno dopo giorno la sua creatura.
Un allenatore ormai in simbiosi con questa tifoseria nonostante l’assenza forzata della gente dai gradoni, la mancanza di quegli abbracci reali che entrambe le parti meriterebbero.
E che avranno a breve.

Il futuro è già qui, con una giornata di anticipo sulla tabella di marcia del campionato.
Il futuro è già nelle mani della nuova Proprietà: gente seria, che sembra poter sventolare quel filo di passione mancato molto agli sportivi negli ultimi anni anche se, è giusto rimarcarlo, questa è anche la vittoria della gestione precedente, di Gabriele Volpi, della tessitura paziente e ordinata di tutti i fili che permettono, oggi, di metter su casa in paradiso.

Dennis Maggiani
Dennis Maggiani
Nato a La Spezia, laureato in Scienze giuridiche, Istruttore qualificato di Scuola Calcio, ex Osservatore del Settore giovanile dello Spezia Calcio. Dal 2015 redattore di Spezia Calcio News Quotidiano.

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