Il commento – Buon senso o repressione?

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[ot-caption title=”Sciarpata dei tifosi spezzini a Livorno – Foto Patrizio Moretti” url=”http://speziacalcionews.it/quotidiano/files/uploads/2015/09/Sciarpata.jpg”]

Scomodando uno degli aforismi su cui si fonda la filosofia del Diritto, “La legge nel suo essere creata ha un lato negativo, vive nel nichilismo, in quanto nasce da una imperfezione, da una mancanza. Dove non vi è “buon senso”, lì vi è la legge”.

Ma esistono tanti, forse troppi esempi in cui il buon senso muore nella stessa idea di una legge che diventa discrezionale, valevole caso per caso, episodio per episodio e, tanto peggio, persona per persona.

Anche dove esiste legge, o proprio “in quanto” esiste legge, dovrebbe vigere buon senso al suo interno o intorno ad essa.

E là dove una legge può rischiare di penalizzare troppo un determinato fatto e un determinato “reo”, allora dovrebbe subentrare il buon senso di chi deve far valere una legge e i suoi cavilli.

Quel buon senso dato anche dalla discrezionalità, talvolta sacra, di chi deve far rispettare le norme e giudicare ogni singolo episodio.

Ecco, quel che manca.

La trasferta di Livorno non ha vissuto attimi di tensione pre e post gara, fuori o dentro lo stadio e tanto meno nelle diverse stazioni che hanno visto la sosta o il passaggio dei tifosi spezzini.

Si parla di qualche episodio isolato, tutt’altro che di grave entità, di cui si sarebbero resi protagonisti un pugno ristretto di tifosi (?) al cospetto di 1.200/1.300 persone partite alla volta della città toscana.

Una trasferta che si presentava insidiosa dal punto di vista dell’ordine pubblico, per ovvi motivi, e che è finita per incendiarsi solo nei cori delle due tifoserie opposte, ad un centinaio di metri di distanza l’una dall’altra.

Ecco perché, prima di vietare trasferte e di confermare a maggior ragione i vecchi divieti nelle partite casalinghe (parliamo di centraline, striscioni, tamburi e megafoni) ci sarebbe un gran bisogno di chiarezza e di buon senso.

Un tavolo tra le “parti” pare impossibile, ma un coinvolgimento e una presa di responsabilità maggiore da parte di chi gestisce la curva e i gruppi organizzati può essere possibile, come accadde negli anni di Zanoli e di Ruggeri, quando la tifoseria spezzina diede grandi esempi di crescita e di correttezza rispetto al suo travagliato passato.

Una tifoseria che, nel suo insieme, da tanti anni non presenta macchie o tracce di episodi particolarmente violenti.

Da chi debba partire tutto questo non lo sappiamo, ma auspichiamo certamente un “incontro” quanto mai definitivo ed esaudiente.

Prima di ulteriori divieti, di altri rischi assurdi di Daspo e di nuovi scioperi del tifo, cerchiamo una soluzione quanto mai condivisa tra società, gruppi organizzati e questura di questa città.

A tal proposito, crediamo che restare in silenzio, seppur per un breve tratto di partita, nella prossima gara casalinga sia totalmente inutile e in parte dannoso per la squadra; si potrebbero trovare altri e più efficaci metodi di protesta?

Un incontro e chissà, magari un periodo “di prova”, dopo il quale si tireranno le somme per una sentenza senza appello circa la correttezza di tutta una tifoseria, e le conseguenti restrizioni da elargire.

Perché il calcio, che già è ferito profondamente, non può continuare a sanguinare laddove batte il cuore del suo stesso essere, nel suo pubblico appunto.

Dennis Maggiani
Dennis Maggiani
Nato a La Spezia, laureato in Scienze giuridiche, Istruttore qualificato di Scuola Calcio, ex Osservatore del Settore giovanile dello Spezia Calcio. Dal 2015 redattore di Spezia Calcio News Quotidiano.

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