Il commento – Tutti in discussione!

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[ot-caption title=”Coreografia in Curva Ferrovia – Foto Patrizio Moretti” url=”http://speziacalcionews.it/quotidiano/files/uploads/2016/01/Coreagrafia-in-Ferrovia.jpg”]

C’erano due favole pronte ad essere scritte nel capitolo finale della Coppa Italia, ed il calcio ha scelto l’Alessandria.

Con pieno merito, la squadra di Gregucci sbanca il “Picco” e gode di un orizzonte inimmaginabile per una squadra di Lega Pro, la semifinale contro il Milan.
Che non sarebbe stata una partita semplice lo si sapeva, lo si respirava, e chiunque mastica calcio sa quanto una squadra in testa al campionato di Lega Pro, possa tranquillamente valere quanto una squadra che veleggia nell’anonimato del campionato di serie B.
Quel che ha colpito, più della sconfitta, è la prestazione negativa di tutta la squadra sotto ogni punto di vista. Una squadra che è poco più che scesa in campo, che per lunghi tratti della partita non ha proposto barlumi di gioco, eccezion fatta per i primi quindici minuti e una parentesi di un quarto d’ora nella ripresa. Molto poco, e sicuramente poco perdonabile, visto il valore della posta in palio.
Lo Spezia si è limitato a vivacchiare e a svolgere il compitino cullandosi sull’alloro di un vantaggio giunto al quarto d’ora di gioco, su un calcio di rigore trasformato da Calaiò. Ma c’è modo e modo di “vivacchiare“.
Una squadra ha lottato e giocato a calcio in ogni istante del match, arrivando su tutte le seconde palle possibili. Quella squadra indossava la maglia rossa.

Gli undici in maglia bianca avrebbero potuto giocare anche in tredici, che non l’avrebbero vinta. Senza atteggiamento, senza grinta, senza palleggio, senza un briciolo di velocità e di imprevedibilità.
Uno Spezia piatto ed estremamente impreciso, mentre Gregucci col suo 4-3-3 dava superiorità numerica al centrocampo.
Senza peso specifico nel mezzo, senza idee di variazioni tattiche, o di uomini, che potessero provare a sopperire alle difficoltà enormi in cui versava la squadra di Di Carlo nella zona nevralgica. Senza attaccanti in grado di far male. Per non parlare, poi, del cinismo sotto porta, questo “perfetto sconosciuto” da mesi e mesi.
Cosi era dura portarla al termine, seppure si è arrivati a pochi minuti dal farlo. Ma non è questo il punto. L’ Alessandria ha voluto più dello Spezia il passaggio del turno, per questo l’ha ribaltata con un mix di determinazione e lucidità sotto porta che le rende onore e la fa uscire tra gli applausi di buona parte del pubblico di casa.

Ora è difficile capire da dove, e da cosa, ripartire. Cosa salvare, cosa recuperare, cosa cercare in sede di mercato. Di sicuro occorreranno sangue freddo e mente lucida, servirà tornare ad investire ma, questa volta, in maniera decisa e su gente di categoria di grande qualità e sostanza, che possa integrarsi al meglio con le caratteristiche presenti in rosa.
Non un compito agevole, conoscendo le difficoltà del mercato invernale e la “fretta” in cui ci si troverà ad operare. Ma qualcosa andrà fatto e corretto, intervenendo in zone del campo in cui questa squadra è carente di sostanza, di fisicità e di cinismo.
Perché è netta la sensazione che in estate molto è stato sbagliato, e tutti ci siamo cascati dentro, tecnici, dirigenti, tifosi e addetti ai lavori di ogni genere.

Lascia perplessi, poi, il clima tutt’altro che “ostile” del Picco, anche se questa non è una novità. Ambiente mite, senza la minima carica mostrata in centinaia di altre occasioni passate, senza decibel, senza “cattiveria”.
La simbiosi tra squadra e pubblico si è manifestata, si, ma in negativo, come nelle peggiori delle ipotesi possibili.
Ci sarà molto da guardarsi dentro anche a livello di tifoseria organizzata. Perché non ha perso solo la squadra in campo, hanno perso tutti” in questo quarto di finale.
Certo, la scusante delle prestazioni negative di chi indossa la maglia bianca, può reggere, perché da che mondo è mondo, il pubblico deve comunque “ricevere” qualcosa, per “dare” e trasformare in energia positiva il proprio calore.
Ma qualcosa si è rotto da tempo, salvo la parentesi Bjelica, e va aggiustato in un modo o nell’altro senza perdere altro tempo.

Da questa mattina, servirà operare in lungo e in largo dentro e fuori dal campo, con la doverosa umiltà, senza aver paura di mettere in discussione anche qualunque tipo di posizione acquisita. Tutti in discussione, confrontandosi. Non potrà fare che bene.

Si passa anche da scoppole come queste, per trovare la voglia e la forza di raggiungere finalmente la quadra.

Dennis Maggiani
Dennis Maggiani
Nato a La Spezia, laureato in Scienze giuridiche, Istruttore qualificato di Scuola Calcio, ex Osservatore del Settore giovanile dello Spezia Calcio. Dal 2015 redattore di Spezia Calcio News Quotidiano.

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