C’è un Luca e Paolo nelle Sacre Scritture, c’è un Luca e Paolo per la Rai, ed un Luca e Paolo per Pasquale Marino, esattamente si tratta di Luca Mora e Paolo Bartolomei.
Cuore, polmoni e gol.
Si sono meritati, i due, la palma di “migliori in campo” dopo la vittoria casalinga ottenuta contro la Cremonese, in uno stadio che solo qualche anno or sono si sarebbe riempito grazie soprattutto a gente come loro, che sudano la maglia fino all’ultimo secondo e non tirano mai indietro gamba e testa.
I due, per diversi motivi, hanno trascinato le aquile verso la conquista di tre punti che ri-proiettano i bianchi in piena zona Play Off, li dove pulsa una battaglia di posizione costante, a cadenza presso che settimanale.
Forza, determinazione, spirito di sacrificio, due portatori d’acqua – di qualità s’intende – indispensabili per dare sostanza e struttura ad un impianto, quello costruito da mister Marino, spesso proiettato all’offensiva, incentrato su talento, imprevedibilità e trame di gioco che strizzano l’occhio agli esteti del bel calcio.
Un calcio che guarda in avanti, e che per questo ha estremo bisogno di gamba e dinamismo nella zona nevralgica del campo.
Bart e Mora, i due migliori in campo, dicevamo: l’ex Cittadella per la doppietta che decide la partita, una doppietta tutt’altro che banale e scontata per un centrocampista, mentre Mora merita la palma per quei 90 minuti di assoluta efficacia nelle due fasi.
Rottura e transizione, 90 minuti che seguono un periodo d’oro per l’ex spallino che pareva aver smarrito tutto il succo del suo calcio, la sua qualità, l’auto-stima.
Entrambi hanno passato un momento non facile.
Mora, ad inizio campionato, risentiva ancora del girone di ritorno sotto tono vissuto qui in riva al golfo nello scorso campionato, prestazioni spesso sotto la sufficienza che hanno fatto storcere il naso un pò a tutto l’ambiente, dopo quel suo arrivo farcito di grandi speranze ed aspettative.
Il passaggio dalla serie A – conquistata dopo anni di gavetta – alla serie B in una nuova realtà che stava vivendo, per altro, un periodo di transizione, si è fatto sentire, e certamente gli ha giovato ripartire con un nuovo progetto, un nuovo disegno tattico, una “ricostruzione” singola e di gruppo.
Bartolomei, invece, il periodo grigio l’ha passato in seguito all’espulsione di Salerno, colpa di quell’applauso ingenuo all’indirizzo del direttore di gara che è costata l’inferiorità numerica, fin dal primo tempo, in una partita importante e complessa.
Arriva cosi la squalifica, ed un periodo di riassestamento psico-fisico in cui Pasquale Marino gli fa saggiare anche la panchina, ma da li il centrocampista di Lucca ha ripreso a lavorare a testa bassa, mostrando a tutti la sua tempra ed un attaccamento alla causa che gli ha fatto subire oltre dovuto, a livello emotivo, quell’ingenuità.
Non si priverà facilmente di loro, il tecnico aquilotto, di questi due centrocampisti che hanno fatto della gavetta una medaglia che ha segnato indelebilmente il loro carattere, la voglia di arrivare il più in alto possibile lottando palla su palla, chilometro dopo chilometro.
Non si priverà di loro, il mister, sebbene alle loro spalle scalpiti quel Marco Crimi che fu autentica anima del centrocampo spezzino nello scorso autunno, prima dell’infortunio e del conseguente lancio di Mora.
Due medaglie della stessa faccia, Luca e Paolo, si potrebbe invertire cosi un noto detto di uso comune. Due capisaldi di una mediana che attorno a Ricci richiede forza fisica e caratteriale, richiede gol, oltre che quella voglia di lottare che il “Picco” non può far altro che amare.
