Speravamo che l’ultimo Commento della stagione si dovesse fare attendere ancora per un po’.
Ce lo auguravamo tutti, e forse tutti ce lo aspettavamo.
E invece il sipario si chiude qui, con una sconfitta che non può che rattristirci fortemente, un po’ perché inaspettata, sfidiamo chiunque a non averci fatto la bocca ad una possibile semifinale, un po’ perché contro un’avversaria ostica ma non imbattibile.
Il Cittadella, nel complesso, non si è dimostrato più forte dello Spezia, ma di sicuro qualche valore in più rispetto ai bianchi l’ha messo in campo, a cominciare dall’intelligenza.
L’intelligenza di essere riuscita a mantenere la situazione più o meno sotto controllo per gran parte dell’incontro, perché quella era la partita che Venturato aveva preparato.
L’intelligenza di rimanere lucida, compatta e in modalità antipanico anche dopo il pareggio spezzino.
L’intelligenza di una squadra che non spicca tanto per qualità o individualità, nonostante i numeri di Moncini potrebbero far pensare il contrario, quanto per equilibrio, disposizione tattica e soprattutto cinismo.
Il cinismo, appunto, proprio quello che invece è mancato allo Spezia.
L’occasione fallita da due passi da Gyasi, peraltro su uno spunto in progressione di Okereke degno d’altri palcoscenici, è l’emblema di questo handicap.
A fine gara le occasioni sfumate saranno infatti moltissime e ghiotte, tant’è che il pari sarebbe stato il risultato più giusto.
Ma il poco cinismo, ahinoi, è stato un tema ricorrente durante l’anno, anche perché quelle poche volte in cui al Picco si è perso punti è stato proprio per la scarsa percentuale di realizzazione sotto porta.
Ma c’è anche un altro dato con cui inevitabilmente si deve fare i conti: la fase difensiva ieri non ha di certo brillato.
“In gare secche come queste non ti puoi permettere di sbagliare neanche i particolari“, avvertiva Marino nel pre-gara.
Quella cura dei particolari che probabilmente avrebbe permesso di evitare il secondo gol, arrivato da calcio d’angolo in un contesto di disattenzione generale in marcatura.
In sostanza, il turno preliminare ha fatto venire a galla i limiti degli aquilotti registrati durante l’anno: mancanza di cinismo e fase difensiva non perfetta.
Tutto questo solo per tentare di motivare una sconfitta che comunque non va, e assolutamente non deve, intaccare il giudizio complessivo sulla stagione, che resta al di sopra delle aspettative.
Tante le vittorie durante l’anno, e non mi riferisco solo a vittorie calcistiche.
Si è riuscito a riportare lo spettacolo, il divertimento e il bel gioco al Picco, carente di joya da diverso tempo.
Si è riusciti a instaurare un legame indissolubile con la tifoseria, di un’intensità forse mai avvertita prima e soprattutto si è riusciti a rivedere e a risentire il “vecchio Picco ruggire“, per citare la coreografia della Ferrovia.
Non c’è dunque vittoria sul campo che tenga, perché il successo più grande di questa squadra è senza dubbio l’essere riusciti ad entrare nel cuore della gente.
Quanto al campo, ci riproveremo l’anno prossimo, di sicuro con un pizzico di autostima in più, contando anche che, riportando le parole di Angelozzi di questa mattina, “l’ossatura della squadra rimarrà la stessa“.
In estate ci porteranno via qualche gioiellino, è inevitabile, ma l’importante è che si parta subito con la programmazione della prossima stagione, cominciando, si spera, con la conferma del duo siculo Angelozzi–Marino.
Con loro, navigheremo ancora in mari sicuri, possiamo starne certi.
