L’orchestra di Vincenzo Italiano continua a stupire, a suonare musica raffinata pure nelle terre che diedero i natali a quel gran compositore che risponde al nome di Giuseppe Verdi.
Consapevolezza della propria forza, un briciolo di sana spavalderia e idee chiare. Il non timore di confrontarsi contro avversari quotati.
Vecchi e nuovi orchestrali che conoscono tempi e spartito, che sanno perfettamente cosa fare, come farlo.
Il tutto nel contesto di una visione d’insieme.
Una prestazione maiuscola, quella di ieri a Parma, due tempi di gioco dai connotati sempre interessanti, diversi uno dall’altro per intensità e ritmo.
Un primo tempo nel quale lo Spezia decide di controllare il possesso palla e far girare il più possibile a vuoto degli avversari che, al pari dell’Udinese qualche settimana fa, non veniva a pressare “alto”.
Una ragnatela di passaggi e di cambi di gioco che sfianca, che fa girare a vuoto l’avversario, e poi quel cinismo tanto indispensabile per i due gol di Chabot e Agudelo che portano al doppio vantaggio. Un estremo difensore come spesso accade quasi inoperoso, a parte la palla raccolta in fondo al sacco sul tap – in di Gagliolo che accorcia le distanze per i padroni di casa.
Nella ripresa inizialmente lo spartito non cambia, nonostante una pressione leggermente più convinta degli uomini di Liverani.
Una pressione che, però, non desta grossi grattacapi grazie a reparti sempre compatti e una difesa praticamente ancora perfetta nella lettura di ogni situazione di gioco, nel contenimento di attaccanti importanti come Cornelius e Gervinho.
Fino al cambio di ritmo, in un secondo tempo nel quale, letteralmente, le aquile strabordano in termini di gioco, di aggressività, di occupazione dell’altrui metà campo, di occasioni da rete che non si fermano soltanto alla conta beffarda dei pali.
Un avversario – in parte anche esperto – sovrastato, tramortito a casa sua.
Sarebbe bastato qualche generoso centimetro per ammazzare in maniera presso che definitiva il match.
Solo nel finale, sfruttando un fisiologico calo fisico avversario dopo tanta pressione, il Parma riacciuffa alla disperata il pareggio, affidandosi spesso ai lanci lunghi per le punte. Anche in questo, Vincenzo Italiano vince il suo duello personale della panchina contro Fabio Liverani, altro tecnico emergente che ha già masticato a Lecce e a Genova questa categoria.
Il terzo indizio di forza per il tecnico siciliano, dunque, dopo aver messo in forte imbarazzo Gotti e Iachini.
Più del punto, comunque prezioso, gli occhi di tutti sono pieni del modo di stare in campo di questo Spezia sul tappeto di casa dei grandi.
Vecchi e nuovi orchestrali, dicevamo, ma la musica non cambia. Anzi, assume sempre connotati migliori.
Ecco quindi che a mano a mano l’Italia calcistica, i tifosi, gli addetti ai lavori, i cronisti, i giornalisti più disparati, gli youtuber, scoprono con sorpresa e ammirazione le qualità e la mentalità di questo gruppo capace, nell’ultimo anno, solo di cose speciali.
Capace di tramutare anche le difficoltà in nuove opportunità, capace di ritagliarsi su misura un’identità di ferro e in grado, adesso, di tracciare una strada che potrà avere un significato enorme anche per il futuro.