Non ce ne voglia l’eroe dei due Mondi Giuseppe Garibaldi se non sono pochi gli appassionati della maglia bianca che si divertono a immaginare il tecnico dello Spezia, Vincenzo Italiano, in sella a quel cavallo tanto grintoso scolpito grandiosamente ai giardini pubblici.
Un monumento storico pensato e rivisto, scherzosamente, nella realtà di oggi, una realtà che vede un uomo al comando, che ordina ai suoi uomini di giocare a testa alta, con autorevolezza e con grande qualità un po’ ovunque, un po’ contro tutti, nella serie A italiana.
Il comando di giocare d’insieme, di andare oltre i propri limiti.
Non è l’eroe dei due mondi, il tecnico siciliano, però certamente ha avuto la forza di ribaltare un mondo, di plasmarlo a suo piacimento.
Un condottiero che gode della fiducia totale dei suoi ragazzi, di tutto l’ambiente, di tifosi forse mai stati cosi uniti intorno alla figura di un leader pienamente riconosciuto.
Perché non solo è riuscito a raggiungere il punto più alto della storia recente di questo club, ma perché quel punto pare settimanalmente essere accompagnato sempre un po’ più in alto a suon di risultati e prestazioni, in una categoria che per mille motivi e più di una complicanza si presentava come un’incognita assoluta.
Ed è cosi per merito, non per caso o improvvisazione.
È cosi per un filo logico che segue tutto un cammino ben delineato dallo scorso anno in B, un crescendo di personalità, di mentalità, di gioco che tutti conosciamo.
Dagli inferi al paradiso in pochi mesi grazie alla capacità di crederci e di non scomporsi più di tanto.
Un leggero taglia e cuci delle cose che non andavano, fino alla forma perfetta.
Un condottiero che ha formato, e forma, qualunque tipo di soldato ottenendo sempre lo stesso bottino, in battaglia.
Il soldato conosce perfettamente la mappa, sa perfettamente come e dove colpire.
C’è una dote che accomuna, in ogni categoria, gli allenatori più capaci e maggiormente empatici: avere la capacità di coinvolgere nel disegno tattico ogni componente della sua rosa, dal giocatore più importante al più giovane, da quello più talentuoso a quello che ha maggiore bisogno di crescere.
Per questo, al di la di chi è l’interprete, la musica suona proprio al colore di quello spartito li. Quello che dev’essere.
Garibaldi era grande in battaglia, pur con manipoli di uomini talvolta inadeguati per numero o per idoneità a certe imprese. Dietro di lui, però, tutti erano disposti a dare la vita e, dunque, più del 100% delle proprie capacità umane.
Nel calcio, da sempre metafora importante della vita, esistono regole e disquisizioni mentali molto più simili di quel che si crede, con le dovute differenze e proporzioni.
C’è un’Italia calcistica che oggi si è accorta come non mai di questo club, qui si misura la differenza abissale di interessi e di platee che gravitano tra la serie A e le altre categorie.
Basti dare un’occhiata alle visualizzazioni degli Highlights del canale ufficiale Youtube della Lega serie A per capire quanti occhi sono puntati addosso.
Lo Spezia di Italiano sta facendo un figurone, sta destando interesse, sta dimostrando a tutti di poter competere alla pari con tante formazioni; poi, anche laddove non puoi competere alla pari, mandi avanti le idee e ti salvi con quelle, che sono il paracadute di ogni risultato, per quanto negativo.
Dalla gavetta, sofferta ma costantemente vincente, fino a puntare quindi il monumento cittadino che ha maggior fascino, il Garibaldi dei giardini pubblici: un uomo in sella, grintoso, spavaldo, condottiero, in mezzo a tanto verde.
Ha senz’altro le idee chiare, quel Garibaldi, ha una strategia e veri uomini al seguito, l’occorrente cioè per fare, o per tentare di fare, la storia.
Potremmo non scomodare più quel monumento, un domani, ma ripensarne chissà uno poco vicino per l’artefice della storia di oggi, se questa marcia continuerà compatta e decisa, spavalda e sorprendente.
Date tutti il giusto valore alle imprese di questo allenatore, senza il timore di sembrare esagerati.