FOCUS – E poi improvvisamente sentirsi quasi in pari

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Una storia ultracentenaria costellata quasi mai di banalità, quella dello Spezia Calcio.
Che si tratti di inferi, o di paradiso, c’è modo e modo di frequentarli e di affrontarli.
Un percorso banalmente o fondamentalmente lineare non è mai stata preso troppo in considerazione.
Roba che ha temprato i più vecchi frequentatori del “Picco” – si, una volta si poteva anche andare allo stadio – e che ha continuato a formare anche negli ultimi anni, col profumo però di un’erba sempre più verde.

La vittoria al “Diego Armando Maradona” di Napoli rappresenta uno dei capitoli più belli della storia di questa gloriosa società di provincia.
Una vittoria che chiude virtualmente in bellezza una prima parte di serie A affrontata a testa altissima anche al cospetto delle “grandi”.
Una vittoria che riconsegna idealmente qualche punto sfuggito di mano in maniera immeritata durante le ultime settimane.
Tre punti strappati nella partita alla quale facevi meno affidamento per rimettere qualcosa in pari con un fato che pareva davvero essersi voltato dall’altra parte.
Pericolosamente.

Nzola segna il rigore del pareggio – Foto Ezio Tassone

Una rimonta incredibile, quella degli uomini di Vincenzo Italiano, dopo un’inferiorità numerica che avrebbe steso la maggior parte delle formazioni di questo campionato, contro un Napoli si, sprecone in zona gol, ma comunque in salute e in un pieno di fiducia dopo la goleada di Cagliari.
Una ventina di minuti di forte imbarazzo iniziale, Gattuso che propone i tre “piccoletti” davanti che hanno l’ordine di non dare punti di riferimento, di puntare su un uno contro uno quasi ossessivo.
Dietro, invece, l’ordine era quello di verticalizzare al massimo per sfruttare la velocità degli attaccanti e picchiare su qualche punto debole dello Spezia, che si può creare in tema di baricentro alto.

Strano ma vero, questa volta il buon refolo di vento soffia alle spalle degli aquilotti, che escono dalla tempesta della prima parte di gara indenni, sullo 0-0, in difficoltà come mai prima d’ora pur avendo affrontato praticamente tutte le grandi squadre di questo campionato, ad eccezione della Roma.
Nella ripresa un doppio cambio essenziale in avvio da parte del mister, che con Pobega e Gyasi ridisegna una squadra più fisica, più pronta a mordere e ripartire.
Una squadra con maggiore gamba, sostanza e compattezza.

Ardian Ismajli – Foto Ezio Tassone

Il gol del neo-entrato Petagna non crea voragini soprattutto nella testa di una squadra che pure non godeva certo di un momento di fiducia, prima del match.
Il rigore procurato da Pobega e trasformato con freddezza da Nzola è un piccolo premio alla voglia di reagire e di mettere il naso nella metà campo avversaria con migliori argomenti e con più continuità, limitando al contempo profondità all’avversario.
Il secondo giallo comminato a Ismajli, assolutamente immeritato, pareva un altro rospo da dover ingoiare, in un contesto già di per sé complicato.
Qui è uscito il capolavoro forse troppo poco reclamizzato degli uomini di Italiano, ossia il mantenimento di due punte – Gyasi e Nzola – in grado di poter dare qualche grattacapo alla retroguardia partenopea in fase di ripartenza, con Maggiore, Agoume e Pobega a reggere con sempre maggior convinzione il peso del centrocampo in un lavoro di cucitura dei reparti esemplare, da parte dei tre, mentre dietro Erlic andava a dar manforte a capitan Terzi, con Vignali e Marchizza intenti a tarpare il più possibile le ali al decantato gioco in ampiezza degli uomini di Gattuso.

Proprio questa voglia di tentare l’imboscata fiutando l’impresa, dopo aver constatato quanto i padroni di casa iniziassero a disunire i reparti per la foga di andare a cercare il gol vittoria, ha portato soprattutto Maggiore, Pobega, Gyasi e Nzola a trovare insperate energie positive.
Non è banale la triangolazione tra Gyasi e Nzola che porta quest’ultimo a tagliare in due la difesa di casa per presentarsi in solitaria davanti a Ospina, battuto con uno scavetto delizioso.
Pobega, in tipica azione da rimorchio nel rugby, ribadisce in rete quella palla stampatasi ancora una volta, incredibilmente, su un legno.

Ema Gyasi – Foto Ezio Tassone

Passare da un destino nuovamente beffardo, a scrollarsi di dosso questa tassa con la fortuna, è stato questione di un paio di secondi.
Due secondi che potrebbero aver cambiato molto da un punto di vista mentale, mentre molto hanno già cambiato scorgendo la bassa classifica, a dimostrazione che una vittoria vale davvero doppio, in questo campionato, per quel che concerne la zona salvezza.
Ed è importante trovarla in ogni modo, meritata o meno che sia.

Dopo di che, dopo questa importantissima vittoria, fondamentale sarà continuare a fare punti, ritrovare quella spensieratezza che c’era prima in grado di creare un nuovo filotto di risultati positivo, al di la di vittorie o pareggi.
Acciuffare ogni singolo punto, adesso, è la parola d’ordine.
Muovere la classifica, far girare gli episodi dalla propria parte con maggiore fiducia nel destino.

Una vittoria del genere può farti scoprire improvvisamente quasi in pari con quel che la buona sorte ti ha tolto nell’ultimo periodo.
Non è cosa di poco conto, in una giornata nella quale quasi tutte le tue concorrenti dirette si sono fermate al palo mentre tu sgasi proprio in una delle partite considerate “proibitive“, portando la classifica a quote più “serene“.
È anche e soprattutto una questione di testa questa guerra tra squadre in lotta per restare nel paradiso del calcio, e da lunedì i ragazzi di Italiano potranno nuovamente far leva su morale alto e maggiore convinzione, elementi indispensabili per guidare una squadra giovane come questa.

Un refolo di vento da tenere stretto, dunque, il più possibile tra le mani.

Dennis Maggiani
Dennis Maggiani
Nato a La Spezia, laureato in Scienze giuridiche, Istruttore qualificato di Scuola Calcio, ex Osservatore del Settore giovanile dello Spezia Calcio. Dal 2015 redattore di Spezia Calcio News Quotidiano.

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