Domani sera lo Spezia sarà in scena al nuovo “Gewiss Stadium” di Bergamo, culla dell’Atalanta dei miracoli, o meglio, delle conferme.
La creatura plasmata da Gian Piero Gasperini con dovizia di spettacolo e grande cura della propria identità negli ultimi anni, non può che rappresentare uno scoglio durissimo per gli uomini di Vincenzo Italiano lungo la strada della salvezza.
Dentro e fuori dal campo la società bergamasca rappresenta un modello al quale guardano in molti, un modello che dura da decenni, e che vede oggi la punta dell’iceberg di un lavoro straordinario portato avanti seguendo allo stremo una filosofia, una metodologia di lavoro. Un credo.
Credere nei giovani talenti, non solo fatti in casa, affidarli a un allenatore che sa valorizzare come pochissimi altri il materiale umano e tecnico che si ritrova in casa, in una piazza calda e appassionata, esigente al punto giusto.
Se quella di Volpi, in estate, è sembrata più una battuta figlia di un refolo di entusiasmo portato dalla freschissima promozione in massima serie delle aquile, certamente è anche a quel tipo di filosofia che questa società guarda, lo dimostra la valorizzazione dei talenti fatti in casa e la voglia di rischiare con altri giovani e giovanissimi prospetti.
A questa idea di calcio guarda anche mister Italiano, ammaliato dal calcio propositivo e ultra-organizzato del collega atalantino, conscio che in una piazza tranquilla e, oggi, spensierata come questa, si possa continuare a fare un calcio di un certo tipo, anche rischioso sotto certi punti di vista, ma l’ideale per valorizzare un patrimonio di giocatori affamato e dal talento più o meno evidente.
Lavorare sul potenziale, curarne ogni aspetto anche in maniera maniacale insegnando disciplina, plasmando un certo spirito di sacrificio, coltivando una mentalità portata a raccogliere i frutti nel medio cammino, nel mezzo anche di alcune incognite e complessità. Certo.
Anche dai complimenti odierni di Gasperini – non nuovo a lodare il lavoro di Italiano – si capisce che la strada può e deve essere quella giusta per raggiungere un obiettivo da tutti sognato ma ancora lontano, nonostante le illusioni che si respiravano fino a un paio di settimane fa, con la terzultima che ballava sovente tra i 9 e i 10 punti di distacco.
Anche in partite complicate come quella che si presenta a Bergamo, i bianchi devono coltivare sogni e avere la determinazione giusta per andare a raccogliere punti dalla spazzatura.
Già all’andata lo Spezia giocò una grande partita sul piano del palleggio e della personalità, subendo veramente l’iniziativa dei nerazzurri soltanto negli ultimi 20 minuti di gioco.
Ma questo è un discorso che vale un po’ per ogni gara delle aquile in questo campionato, contro qualunque avversario.
A questo ci si deve aggrappare, unitamente alla possibilità di una giornata storta da parte degli avversari, a una mente che potrebbe già in parte pensare alla prossima sfida di Madrid e, perché no, a un giro di ruota magari più fortunato rispetto alle ultime uscite in tema di episodi.
Lo Spezia che deve raggiungere quella fatidica soglia salvezza deve giocare libero di pensare che dietro ogni angolo sia nascosto ogni punto determinante.
