L’Editoriale – Dalla diffidenza all’impresa, passando per il gioco…

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A settembre scorso, un’eventuale quota salvezza degli aquilotti con una giornata di anticipo, sarebbe stata molto alta, del resto lo Spezia veniva considerata l’ultima ruota del carro, la squadra con più probabilità di tornare subito in cadetteria.
Errore di valutazione o miracolo sportivo quindi?

Ho sempre usato con diffidenza nello sport come nella vita la parola “miracolo“, un po’ per rispetto divino, un po’ perché ritengo che i miracoli debbano avere caratteristiche di eccezionalità assoluta.
Mi piace invece definire il nuovo successo dei bianchi, perché di successo si tratta, più alla stregua di un’impresa, termine per definire un percorso costellato di difficoltà di vario tipo, portato a termine con bravura e professionalità.

Tornando al primo quesito quindi, si può dire che le sfiducia dei bookmakers fosse giustificata, ma non forse al punto di mettere quote bulgare sulla retrocessione.
Di sicuro chi credeva che le previsioni fossero troppo pessimistiche rispondeva al nome di Mauro Meluso, colui che ha rinforzato la squadra dopo l’addio di Angelozzi, sforando alla fine il budget previsto, anche se non di tantissimo, ma anche Vincenzo Italiano.
Il tecnico aquilotto veniva da tre campionati vinti, ma soprattutto da una stagione di B sulla quale aveva messo un sigillo fortissimo fatto di personalità, qualità di gioco e spirito di gruppo.

Del resto però i 21 esordienti nella massima serie, molti dei quali provenienti dalla serie minore, altri dall’estero, non fornivano indicazioni a sufficienza per poter avere fiducia nella squadra di Italiano.
A complicare le cose, l’età media molto bassa del gruppo, seconda squadra più giovane della Serie A dopo il Milan, il numero di nuovi innesti in squadra molto alto e, non di secondaria importanza, una prima parte di stagione da giocarsi prevalentemente in trasferta, visto il periodo a Cesena.
E non è ancora finita, un cambio societario che ha praticamente immobilizzato il mercato di gennaio, permettendo solo l’arrivo di Riccardo Saponara, peraltro sfortunato per l’infortunio e destinato a essere protagonista solo in poche gare.

Ma quanti si aspettavano questa impresa anche a casa nostra?
Quanti tra tifosi, addetti ai lavori o giornalisti?
Ripercorrendo a ritroso questi mesi, mi vien da dire pochi, questione di diffidenza, di troppo amore o di errori di valutazione al ribasso, pur conoscendo le qualità del tecnico e avendone già apprezzato la gestione nella stagione precedente?

Italiano ha spiazzato quasi tutti, decidendo di giocarsi questa stagione senza rinnegare il suo credo, anzi quasi amplificandolo nella convinzione più assoluta del principio “la miglior difesa è l’attacco“, talvolta brutalmente bocciato dalla vecchia scuola del “catenaccio all’italiana“, tanto in voga sino a qualche anno fa.
Ormai quasi nessuna squadra, nemmeno la più debole, si difende e basta, specie nell’era dei campionati a tre punti, ma farlo quasi in maniera “zemaniana” da neo promossa assoluta, ha prima stupito, poi convinto la gran parte degli addetti ai lavori nazionali, pur con le eccezioni, spinte alla diffidenza in particolar modo per l’elevato numero di gol presi.

Eppure il percorso è stato quasi lineare, un punto a partita di media, con prevalenza di punti fuori casa all’andata e una prevalenza di punti al Picco nel ritorno, girone che potrebbe anche chiudersi con 23 punti, a fronte dei 18 dell’andata.
La forza del tecnico e del gruppo è stata quella di gestire e gestirsi in una trentina, una buona parte chiamata in causa con continuità, anche se, nel girone di ritorno lo spettro di scelta si è ridotto per volere stesso dell’allenatore e per i minori casi di Covid e di infortuni.
Italiano è riuscito a sfruttare al meglio ben più di 20 giocatori, portando alla luce anche il buon lavoro del DG Mauro Meluso, spesso a torto bistrattato durante la stagione, nonostante come detto, il limitato tempo e le limitate finanze a disposizione per costruire la squadra.

L’indubbio merito del tecnico, non può nascondere i giudizi affrettati emessi nei confronti di giocatori che si avviano a essere invece riscattati nella prossima sessione di mercato e che potranno in futuro costituire anche motivo di plusvalenze importanti da parte della società e questo vale anche per chi da spezzino veniva considerato inadatto come Bastoni e Vignali per esempio.
Alla resa dei conti, i non utili alla causa, si possono contare sulle dita di una mano, tanto che se consideriamo che la rosa ha raggiunto i 35 elementi durante la stagione, il risultato finale non può che premiare il lavoro di tutti.

In buona sostanza hanno vinto la tenacia e le idee di Italiano, le scelte di Meluso, l’entusiasmo della famiglia Platek che ha infuso tranquillità e certezze per il futuro a tutto il gruppo e quei tifosi che per tutta la stagione hanno spinto la squadra verso questa impresa, consapevoli delle difficoltà che comportava, pur senza poterla vedere e incitare dal vivo.
Il bello dello sport però, è che alla fine vincono tutti, anche gli scettici, anche chi ha sbagliato e perseverato in giudizi rivelatisi errati, anche chi il bicchiere lo vede sempre vuoto, anche se si sta riempiendo.
Alla fine qualcuno chiederà venia, ma la maggior parte farà finta che nulla sia successo tessendo le lodi e rinnegando i giudizi, così è se vi pare, sul carro dei vincitori c’è sempre spazio per tutti

Enrico Lazzeri
Enrico Lazzeri
Nato a La Spezia, è il Direttore Responsabile della testata, segue lo Spezia con passione e trasporto dai primi anni '80 prima da tifoso, poi da tecnico televisivo ed infine da giornalista. Per anni Direttore di Astroradio, collabora con Tele Liguria Sud dagli anni 80, attualmente opinionista nella trasmissione Voglia di Spezia al giovedì sera.

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