Ha sbagliato un paio di disimpegni a basso coefficiente di difficoltà, nei primi minuti della gara contro la Salernitana.
Qualcuno addirittura si è chiesto se fosse in campo, non vedendo la folta chioma al vento che lo contraddistingue ad ogni movimento.
Cosi, con un gesto naturale e sbrigativo, Luca Mora ha deciso in breve di disfarsi di quell’elastico per i capelli che lo rendeva irriconoscibile forse perfino a se stesso.
Da li in poi, effetto di causalità o meno, la sua partita ha preso il volo, fino a prendersi una volta per tutte il “Picco”.
Un primo tempo di sofferenza per i ragazzi di Pasquale Marino, ma Luca era brillante, caparbio, sul “pezzo” con la consueta continuità degli ultimi mesi.
Fino a che, nella ripresa, chioma al vento ha deciso di strappare tre punti tutt’altro che scontati; un gol in acrobazia per il pareggio, palloni arpionati, uno contro uno da brasiliano, incroci dei pali sfiorati.
L’ultimo insomma ad arrendersi ad un pareggio che pareva ormai scritto, dopo una serie di occasioni sprecate.
Dopo quell’elastico per capelli, a cadere è stato anche un calzettone dal polpaccio dell’ex capitano spallino.
Chilometri di lotta, mani spesso sui fianchi, qualche secondo in più per rialzarsi da terra dopo aver preso un calcione, giusto il tempo di ridare fiato ai polmoni.
Quel calzettone ad altezza scarpetta aveva lo stesso sguardo della fatica dipinta sul suo volto, ma è anche e soprattutto cosi che si conquista uno stadio come questo, che si convince chi ama veder spremere fino all’ultima goccia di energia possibile in nome di quella maglia bianca.
Se poi insieme ci metti un gol in rovesciata e l’assist decisivo al 94′ per il gol della vittoria, beh, il tutto assume i contorni dell’incoronamento a nuovo uomo-simbolo di questa squadra.
Non una novità per lui, che già è stato icona indiscussa ed indimenticabile a Ferrara, protagonista di una doppia promozione storica dalla Lega Pro alla serie A.
La, da quelle parti, non si meravigliano: lui è questo, lo è stato per anni e per anni è stato amato.
Ora si, capiamo bene l’amarezza e lo sconforto generale nel vedere, lo scorso anno, un giocatore che pareva lontano parente da questo, da quello che è sempre stato.
Contingenze del calcio, brevi parentesi del pallone che potrebbero avere più di una spiegazione.
Oggi la piazza si gode questo Mora e si identifica in lui, perchè questo calcio fatto di erbe sintetiche, dirette televisive, mondi social paralleli e fioretti tecnici, ha ancora assolutamente bisogno di giocatori umili e fuori dal tempo, come lui.
Quelli che richiamano al vero calcio, al calcio di provincia, al calcio nel quale “tutti possono farcela” ma, anche chi sa che non ce la farà mai, corre fino all’ultimo secondo di gioco di qualunque campo.
Non cercate Luca Mora in qualche piattaforma digitale, un mondo al quale ha deciso di non appartenere, cercatelo semmai in qualche riga di Hegel e di Epicuro – filosofia e felicità – o cercatelo a bordo di una Fiat Punto a metano.
L’anti-divo a volte vince, e quando lo fa, lo fa alla grande.
Si è preso il “Picco” come da previsione, solo, con un leggero ritardo rispetto alle convinzioni di tutti.
Viva Luca Mora.
