Qualche giorno fa Paolo, oggi Luca.
Luca e Paolo, e non si tratta di quella nota coppia di conduttori televisivi ma di due grandi lottatori del rettangolo verde. Zero giacca e cravatta, insomma, tanto coltello tra i denti.
Mora e Bartolomei, due colonne degli ultimi campionati di B vissuti da protagonisti – artefici indiscussi della scalata al massimo campionato – ci salutano non senza rammarico.
Nostro e profondo è il dispiacere di vederli andar via consci che, presumibilmente, questa sia l’unica soluzione possibile per il bene delle due parti.
Arrivarono in riva al golfo in momenti diversi.
Andrissi prima e Angelozzi poi capirono che c’era bisogno di affidarsi a gente di grande temperamento e dalla spiccata personalità , con ottime referenze ovunque siano stati.
Ragazzi pronti, ragazzi seri, capitani a loro modo dentro e fuori dal rettangolo.
Gente scafata alle diverse esigenze di quel tremendo campionato che è la serie cadetta.
Mora ci mise un pò a carburare all’interno di un contesto, quello del campionato targato Fabio Gallo, un pò troppo anonimo per le ultime abitudini di questa piazza.
La stagione successiva, con l’avvento di Pasquale Marino in panchina, fu tutta un’altra storia e i tifosi aquilotti finalmente riammirarono quel giocatore che, pure da avversario, pareva sempre rivestire caratteristiche da giocatore fatto su misura per la nostra realtà , per la nostra storia.
Storia fatta di gente “operaia”, amata alla follia dagli appassionati spezzini che avvertono impegno totale e sudore fino all’ultima goccia.
E poi astuzia, furbizia, doti caratteriali assai uniche se pensiamo alle sue passioni, al suo modo di vivere e di intendere il calcio e la vita anche fuori dal campo.
Uno che ha vinto per davvero, e che oggi torna dove già è stato Re. Acclamato.
Filosofo prestato al calcio, che pare essere scaraventato in questo mondo da chissà quali altri tempi.
Destino simile per Paolo Bartolomei, primo acquisto “di sostanza e di categoria” – si diceva allora – della seconda Era Angelozzi. L’esperienza idonea ad affiancare i giovani, la mentalità perfetta.
L’accoppiata a centrocampo con Mora era roba quasi naturale, che apparecchiava sempre validi argomenti al momento di preparare qualunque battaglia capitasse a tiro settimanalmente.
Piede educato il suo, tiro potente, feeling col gol, un mare di assist e quella tempra da lottatore che ne hanno da subito fatto un leader del gruppo di Marino prima, e di Italiano poi.
Mezzala, regista all’occorrenza, uno arrivato con le idee chiare e la voglia matta di non fermarsi tipica di chi ha visto il calcio fin dalla polvere e ha saputo seminare sotto i piedi un’erba sempre più verde.
Uno dei primi a credere alla forza di quel gruppo, uno di quelli che ha saputo iniettare fiducia al gruppo anche nei momenti meno positivi.
Tre anni in maglia bianca per Mora, due anni e mezzo per Bartolomei, un finale trionfale.
Due storie – la loro e la nostra – che si somigliano, che si incrociano al momento giusto come tante storie a lieto fine.
Roba indimenticabile.
